28 marzo 2013

giovedì santo

Preparando la celebrazione della Cena del Signore scatta in mente una domanda. Cosa sarebbe la fede senza la messa? Verrebbe un po' meno il senso della comunità, questo già si sa: uno pregando da casa matura una fede più individualista. Ma viene anche meno la percezione che siamo di passaggio su questa terra: la sola preghiera è spesso legata alle vicende terrene, mentre la messa è un assaggio di eternità nel tempo e ti ricorda sempre che siamo fatti per il cielo.
Ma è proprio così? Veramente la messa trasmette questa impressione di "cielo in terra"?

3 Commenti:

Alle 29 marzo 2013 alle ore 15:37 , Anonymous Anonimo ha detto...

Più che domandarsi "cosa sarebbe la fede senza la messa" sarebbe meglio capire "come fare ad andare a messa senza perdere la fede"!
Bisognerebbe educare i fedeli alla partecipazione piena, consapevole e attiva, alla testimonianza di fede, alla sua difesa e alla sua diffusione, ed aiutarli ad entrare nel mistero e nell'adorazione.
La Messa in questi ultimi decenni non è più celebrata come espressione di un rito bimillenario della Chiesa cattolica, ma spesso secondo gli adattamenti e le creatività dei singoli celebranti, per cui capita di partecipare in una parrocchia a una un certo di tipo di Messa e in un'altra a un altro tipo. Forse queste differenze hanno finito per creare solo disorientamento, e spesso anche perplessità e disaffezione, talvolta noia e abbandono, perché in genere i fedeli vorrebbero assistere all'unica Messa della Chiesa cattolica. Soprattutto quando si è in presenza dell'affabulazione che affligge molti celebranti e questo finisce per togliere lo spazio al raccoglimento personale. Forse molti sacerdoti sono convinti che se non si spiegano le cose la gente non le comprende e hanno una certa sfiducia che il rito in sé parli, che i suoi simboli, i suoi significati, le sue figure passino nelle persone. C'è come un eccesso di interposizione per cui alla fine più che diventare un rito sacro, liturgico, appunto sacramentale, diventa un'interminabile didascalia.
Però, nello specifico, se la celebrazione eucaristica è animata dallo splendido accompagnamento musicale di veri maestri e da voci così belle come quelle che cantano a San Domenico Savio diventa tutto più coinvolgente e dà veramente il senso di appartenere ad una grande famiglia e l'impressione di "cielo in terra". Un applauso a questo splendido gruppo che è un grande esempio di impegno, dedizione ed entusiasmo e un grazie per la loro presenza costante alle celebrazioni, per il loro spirito di servizio e la loro grande disponibilità.

 
Alle 29 marzo 2013 alle ore 23:13 , Blogger Rué ha detto...

Per quello che mi riguarda la fede senza la messa, può senz'altro esistere!
Sicuramente però una volta "assaggiata" l'eucarestia, non se ne può più fare a meno; essendomi convertito soltanto da sei anni, sicuramente nei primi tempi successivi alla conversione non riuscivo proprio a partecipare alla Messa: mi sembrava impossibile prendere parte ad un rito che per anni e anni avevo ritenuto inutile se non peggio...
All'inizio iniziai ad andare di tanto in tanto in chiesa quando era vuota: quasi di nascosto, poi presi un po' di coraggio ed iniziai ad andare a Messa restando sempre al fondo della chiesa seminascosto e poi col tempo mi normalizzai.
Ma la pratica di andare a pregare in chiesa quando la chiesa è vuota l'ho mantenuta, e anzi penso che questa pratica mi aiuti a mantenere un rapporto meno irrigidito nel rito - peraltro imprescindibile!
Io trovo che l'approfondimento del sacerdote nell'omelia, non solo sia dovuto, ma anzi impreziosisca la Parola rendendola esplicita a tutti nei suoi vari approfondimenti...
Al contrario quando mi capita di prendere parte ad una Messa, nella quale il sacerdote non riesce a coinvolgerti quasi fisicamente, rimango con un sapore amaro: quasi un contrasto con l'importanza di quello che si è svolto.
E' morto don Mario Allario da poche settimane e io prima di cominciare a frequentare la Parrocchia di San Domenico Savio, andavo a Crea alla Messa delle 11, e l'energia che sprigionava quell'uomo con le sue parole di ultra novantenne mi sono rimaste tatuate sul cuore.

 
Alle 31 marzo 2013 alle ore 01:23 , Anonymous Anonimo ha detto...

Trovo particolare e bellissima questa definizione di messa come “assaggio di eternità nel tempo…. che trasmette l’impressione di cielo in terra.”. Sì, per me è così. La messa è qualcosa di intagibile, di misterioso e di affascinante, come appunto il cielo nella sua profondità; quando la vivo pienamente (e vinco la distrazione) la messa è per me come un nutrimento dell’anima, come un passaggio che ti aiuta ad alleggerire la tua vita da sovrastrutture, che ti avvicina alla gente, che ti fa ricominciare, che tocca le corde piu’ profonde. E per legarmi al post precedente è vero che a San Domenico Savio la messa è particolarmente arricchente, perché si sente nell’aria una componente di GIOIA e di semplicità, quella che molto spesso ho visto da altre parti mancare. Sovente si assiste a celebrazioni grevi, colpevolizzanti, dove la messa trasmette sempre un’impressione di cielo in terra, ma di cielo buio, tempestoso. Difficile trovare una comunione di intenti fra assemblea, coro e sacerdoti come quella che si percepisce a San Domenico Savio. Sono “alchimie” che non si possono improvvisare, ma che piuttosto derivano dall’operato di chi per tanto tempo ha seminato (Don Giacomo) e da chi ne ha raccolto con grande trasporto il mandato: i nostri due co-parroci che già nel termine rappresentano un esempio di comunione, pur nella loro diversità. Già: la diversità di cui parla il commento precedente dà spunto a riflessioni. Io penso che “gli adattamenti e la creatività dei singoli celebranti” siano da considerare –nel rispetto dei dogmi- una ricchezza e non una debolezza, proprio perché come Cristiani viviamo il mistero della diversità di ciascuno di noi. Basti pensare alla diversità –nella loro ricchezza spirituale- dei due ultimi Papi. Ma forse la ragiono così perché sono di San Domenico Savio; in effetti molti dei miei conoscenti si sono allontanati dalla chiesa proprio perché non hanno avuto nella loro parrocchia una componente così ricca di umanità e spiritualità. Speriamo che questo nuovo Papa –un vero dono del Signore- possa aiutare a quel cambiamento di clima cui accennavi nel post di mercoledi. Una Buona Pasqua a tutti. R61

 

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