06 marzo 2013

secolarizzazione

ieri ho partecipato ad un interessante seminario sulla secolarizzazione con provenienze miste tra docenti della facoltà di filosofia e docenti della facoltà teologica di Torino . Graziano Lingua ha esposto i contenuti dell'ultimo libro di Hans Ioas "Abbiamo bisogno della religione?". Ne è scaturito un dibattito tra cui uno dei punti più interessanti era: l'opzione della fede e l'opzione dell'ateismo sono accomunate dall'essere "opzioni", dunque non dimostrabili per principio. Tuttavia non sono sullo stesso piano: mentre l'opzione dell'ateismo non riesce a spiegare quella della fede, l'opzione della fede può spiegare (e in parte giustificare) quella atea. Perciò si pone ad un livello di profondità maggiore. Senza voler dimostrare nulla, visto che si tratta pur sempre di "opzioni".

4 Commenti:

Alle 6 marzo 2013 alle ore 22:06 , Anonymous Anonimo ha detto...

...J(oas)!
:-)


 
Alle 7 marzo 2013 alle ore 13:55 , Anonymous dino ha detto...

acc scusate
vero...
a volte si scrive veloce e si sbaglia.

In compenso ho ripreso a leggere articoli di José Casanova sulla secolarizzazione e ho trovato spunti interessanti. Per esempio la sua idea che la secolarizzazione non necessariamente è indice di modernità e di democrazia, visto che ci sono paesi in cui le due cose non stanno insieme (e non solo gli Stati Uniti). Solo in Europa si sono sposate insieme ma per via della clericalizzazione degli stati dopo la pace di Wesfalia, quando a seconda della confessione cristiana del regnante, tutto lo Stato diventava così, con tanto di strutture ecclesiali adeguate. E la popolazione? Se le andava bene, bene, sennò emigrava...

 
Alle 10 marzo 2013 alle ore 22:26 , Blogger Rué ha detto...

C'è da considerare un'altra cosa inoltre: la fede permette l'idea del miracolo (anche inteso come vita), ed è pronta a considerare un fatto in duplice chiave: lettura naturale o lettura soprannaturale...
L'ateismo purtroppo giudica pazzo chi considera la possibilità del miracolo; ma se gli capita di assistere ad un evento prodigioso egli nega la realtà stessa a cui assistono i suoi occhi, perché mentre per un credente un miracolo è una realtà possibile che non sconvolge la sua vita, al contrario per l'ateo significa mettere in discussione tutte le sue certezze e il suo vissuto.
Alla fine risulta più aperto ad ogni realtà possibile proprio il credente: perché la sua fede non lo rende cieco come avviene per chi vuole sostenere la tesi dell'ateismo oltre ogni ragionevole confronto.

 
Alle 15 marzo 2013 alle ore 14:13 , Anonymous dino ha detto...

Esatto, dimenticavo la questione dei miracoli. Benedetto XVI usava dire che la fede allarga i confini della ragione, perché le dà nuovi terreni da esplorare, mentre la ragione scientifica di matrice atea restringe i confini a ciò che si tocca e si vede e a ciò che è dimostrabile.

 

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