30 settembre 2013

lo spirito francescano

Leggendo la rivista "Il dialogo" del centro Peirone di Torino, specializzato in Islam ho trovato un articolo sullo stile missionario di San Francesco d'Assisi, scritto da un tal  Gwénolé Jeusset ofm di Istanbul, in cui ho trovato molte idee che ho sempre condiviso, perfino con un'interpretazione di un passo del Vangelo che io avevo dato durante un'omelia. Cito:
"Credo che abbiamo bisogno di riscoprire che lo Spirito soffia dove vuole. Dio ci conduce là dove non vogliamo andare. L'amore per l'altro credente, in particolare, è la conseguenza dell'amore di Dio che ci guarda insieme. Lo Spirito ci invita a contemplarlo nell'altro, cristiano o no. A volte è facile e meraviglioso, altre volte è meno scontato ed entusiasmante. (...) La celebre parabola di Luca 8,4-18 è molto chiara: "Disse loro: La mèsse è abbondante, ma pochi sono gli operai. Pregate dunque il padrone della mèsse perché mandi operai alla sua mèsse. Andate..." (Lc 10,2).
Noi siamo dei mietitori. Il cristo non ci ha ingaggiati per raccogliere; siamo seminati e non siamo noi i seminatori. Ci attribuiamo facilmente questo mestiere ma ci si sbaglia. Se si capisce la parabola, il nostro lavoro è dunque di mietere ciò che il Verbo ha seminato e che lo Spirito fa crescere. Può sembrare meno nobile, ma è più gioioso e ci si trova meno soli".
10 e lode. Va bene tutti i possibili progetti e strategie pastorali per portare il Vangelo, ma quelli sono solo la scusa per non addormentarsi, per tenersi attivi e per non perdere l'appuntamento con la "raccolta" che lo Spirito suggerisce di volta in volta.

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