11 settembre 2013

Chiesa "correttrice di bozze"

Ho partecipato ieri mattina al Consiglio Presbiterale, formato da sacerdoti e religiosi rappresentanti del clero della diocesi. A tema la situazione dei matrimoni e della preparazione al matrimonio con nuove proposte per trasformare i corsi (quasi scolastici) in cammini, con un coinvolgimento maggiore di tutti. Non sono riuscito ad intervenire, un po' per non fare quello che deve sempre dire qualcosa su tutto, ma soprattutto perché sono rimasto colpito da due atteggiamenti che mi hanno fatto prima arrabbiare e poi mi hanno un po' intristito:
1) l'analisi della situazione fatta dal relatore aveva questo schema: fondamenti biblico-teologici del matrimonio, analisi dei punti problematici della situazione odierna alla luce dei fondamenti, proposte di azione. Invece alla luce del Concilio e della Gaudium et Spes lo schema avrebbe dovuto essere: analisi dei punti di speranza della situazione odierna, rilevamento dei punti problematici, in che modo il Vangelo e il messaggio cristiano permette di affrontare quei punti, proposte di azione.
Non è solo forma. Nel caso presentato ieri sembra che la Chiesa debba solo correggere (molto benevolmente, ma comunque sempre e solo correggere) le storture. Nell'impostazione del Concilio invece la Chiesa deve incoraggiare i segni positivi e aiutare a riconoscere i problemi, che andranno poi risolti insieme.
Non c'è storia: l'ideologia del "baratro" fa audience tra il clero
2) ovviamente di conseguenza il confronto sui matrimoni è stata una rassegna di casi limite, accompagnati da facce stupite e gesti del tipo "ma dove andremo mai a finire", tipico delle zitelle inacidite...
Non me la sono sentita di raccontare invece i matrimoni che ho celebrato quest'anno: in gran parte ben preparati e ovviamente con qualche particolare per riderci su, non per far crescere l'ansia da fine della civiltà...

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1 Commenti:

Alle 11 settembre 2013 alle ore 17:02 , Anonymous Anonimo ha detto...

E poi uno si chiede perché ci si sposa sempre meno in chiesa!
Ieri sera m'è capitato di rivedere il film "Casomai":
anche se è una commedia dai toni molto leggeri, mi piace sempre la figura del sacerdote che compie un esercizio di fantasia e descrive la fine di un amore, sepolto da un mare di interferenze e dall'economia di una società che specula sul numero dei single piuttosto che sulle coppie - perché due frigoriferi sono meglio di uno e perché un single depresso fa più shopping di un marito felice - ma che alleggerisce un po' la tragedia finale di un matrimonio, che affoga come molti, con una nuova possibilità, perché era tutto un sogno, con una realtà ancora tutta da vivere e, magari, anche meglio e manda fuori tutti dalla chiesetta, perché il matrimonio è una cosa che riguarda solo i due sposi e non tutti gli altri invitati!

 

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