11 gennaio 2015

satira e fanatismo

Ci ho pensato un po' di giorni per capire cosa strideva in questa vicenda francese. Anch'io ho passato l'orrore e la compassione per le vittime e per il popolo francese inizialmente preso dalla paura. Ma qualcosa non mi tornava e solo ora l'ho inquadrato. La protesta per la libertà di espressione. Si invoca la libertà di espressione contro un potere che la opprime deliberatamente, non contro dei fanatici che hanno il cervello in panne. La puoi invocare tanto per enunciare un diritto acquisito, te lo concedo. Però la satira è il frutto maturo di una crescita di una crescita culturale e civile e quando la usi contro ambienti che hanno in sé forze con il cervello in panne (ma purtroppo organizzati) è come se dichiararsi una guerra in cui proprio la libertà di espressione è l'arma principale. E in guerra ci sono sempre dei caduti. Forse ne era ben consapevole la redazione visto che aveva ricevuto minacce. Ma ne sono consapevoli tutti coloro che si indignano col senno di poi?
Inutile dire che qui la religione è secondaria, anche se dà sempre da pensare che i peggiori fanatismi nascano di lì. Forse in Italia non succederebbe mai una roba del genere perché siamo sempre più pacciocconi. Ma la France c'est la France e le parole del suo inno lo spiegano bene.

2 Commenti:

Alle 12 gennaio 2015 alle ore 22:52 , Anonymous Anonimo ha detto...

E noi europei scendiamo (a milioni) in piazza per i vignettisti e nel silenzio i massacri continuano da anni!
Povere bambine fatte esplodere in Nigeria. Povero mondo. Poveri noi: lontane dagli occhi, lontane dal cuore!

Il comico e cantautore Fabrizio Casalino ha scritto sul web:
"Non siete Charlie. E neanche io.
Charlie ha espresso idee profondamente libere, e offensive per altre religioni.
Io no.
Voi no.
Voi siete quelli che si dichiarano laici e poi vanno a sposarsi in chiesa, perché mamma ci tiene.
Voi siete quelli che non vanno a messa ma il figlio lo fanno battezzare, perché si fa così. E poi lo mandate a catechismo.
O peggio, a messa ci andate.
Non siete Charlie.
Né io né voi abbiamo la libertà di Charlie, o il suo coraggio.
Noi viviamo in un paese in cui la libertà di espressione di Charlie non esiste.
E se la pensate diversamente, se credete che in Italia esista la libertà di espressione, andate a vedervi le classifiche sulla libertà di stampa.
Quello di Charlie, per cominciare, è un dramma che ha luogo in un paese laico.
Il vostro paese non lo è.
Se foste Charlie, avreste fatto qualcosa in questa direzione.
Io non sono Charlie.
Perché il mio diritto di satira non l’ho mai esercitato in faccia a pericolosi integralisti. E come me, nessuno dei miei colleghi. Perché se fai la battuta sbagliata ci puoi anche lasciare la pelle. E noi alla pelle ci teniamo.
Abbiamo il mutuo.
Non dite che siete Charlie, colleghi.
Che da noi ci sono i dieci comandamenti di Benigni. Non i dieci comandamenti di George Carlin.
Non dite che siete Charlie, gentile pubblico, che poi mi arrivano minacce di morte se dico in televisione che uno con il camper sta nei coglioni.
Da queste parti, uno come Charlie ce lo sogniamo.
Anche per questo siamo pronti a indossare il dolore altrui, sentirci paladini di una libertà che non abbiamo perché semplicemente non ce la siamo guadagnata.
A noi è sempre andata bene così, siamo gente che prende volentieri le scorciatoie.
Odiamo facile, sbandieriamo facile. Poi manifestiamo, cambiando foto del profilo.
Perché dico queste cose impopolari? Che non mi porteranno alcun giovamento? Perché in mezzo a tutto questo coro di sdegno, e improvviso falso coraggio, credo sia doveroso per rispetto verso Charlie, che qualcuno vi dica chiaramente:
-col cazzo che voi siete Charlie”.

 
Alle 14 gennaio 2015 alle ore 08:57 , Anonymous Anonimo ha detto...

Già... Capisco sempre meno lo "stile italiano". Sembra spesso un bellissimo scrigno che contiene però roba di poco valore. Personalmente penso che sia un bellissimo scrigno che contiene roba di poco valore in mezzo alla quale c'è una gemma preziosissima, tipo arkengemma dei nani in Lo Hobbit

 

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