22 dicembre 2012

un po' di tedesco

Rileggevo in questi giorni la distinzione che il filosofo tedesco Wilhelm Dilthey faceva tra Erfahrung e Erlebnis, che traducono entrambi "esperienza" ma con un significato diverso. Il primo è l'esperienza di chi dice "ho una certa esperienza in materia", intesa come accumulo di conoscenze teoriche e pratiche in merito a qualcosa. Il secondo è l'esperienza di chi dice "voglio fare esperienza di questo e quest'altro", intesa come contatto vitale e immediato con qualcosa o qualcuno per non averne solo conoscenza teorica. Quando cala la prima cresce il desiderio della seconda, quando cala il senso della tradizione che può servirti per costruire il futuro allora cresce la voglia di sperimentare cose sempre nuove e che ti diano un orientamento o una speranza. Oggi siamo decisamente in questa situazione. Cala il senso della democrazia costruita e cresce la voglia di cose nuove (dal leader pseudocarismatico al leader tecnico). Cala la tradizione cristiana e cresce il desiderio di nuove forme di spiritualità da sperimentare in prima persona.
Di qui il dilemma: correre dietro a questa sete di novità e di emozioni con il rischio di perdersi dietro il bagaglio fin qui accumulato? Oppure ribadire con convinzione il valore di questo bagaglio con il rischio che non ci sia  più nessuno a volerlo?
Ci sono tutte le vacanze di Natale per pensarci... :-)

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