02 giugno 2015

pianoforte e umiltà

Ma che c'entra? Ho scoperto due cose suonando il pianoforte.
1) che l'effetto del piano e del forte non dipende dalla pressione delle dita sui tasti bensì dalla velocità o lentezza con cui si produce il suono. Se velocemente il tasto scende fino alla produzione del suono si ottiene l'effetto "forte", se lo fa lentamente si ottiene l'effetto "piano". In sostanza l'effetto piano non dipende dal fatto che tu premi solo a metà o con una certa esitazione il tasto: riesci a farlo correttamente quando hai imparato a ottenere l'effetto "forte" e ne rallenti la velocità.
2) che il suono più pulito lo si ottiene non attraverso la pressione delle dita sui tasti, bensì dall'effetto che l'alzare il dito dal tasto esercita sul dito successivo che scende quasi automaticamente (questo ovviamente dalla seconda nota in avanti). Altrimenti si percepirebbe il colpo della pressione insieme al suono.
Diventa veramente frutto di tecnica ed esercizio mettere insieme 1 (che prevede il non pigiare) e 2 (che prevede il regolare la velocità con cui scende il dito)
Anche l'umiltà segue le stesse regole.
1) l'umiltà non va confusa né con l'esitazione, né con la depressione. Solo chi è forte può essere umile, proprio come l'effetto "piano" che si ottiene solo quando si è capaci a ottenere l'effetto "forte".
2) l'umiltà migliore si ottiene non per decisione ma per effetto di altro. Se proprio si vuole esercitarsi nell'umiltà lo si può fare lasciandosi colpire dalle cose della vita senza esercitare pressioni eccessive.

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