12 giugno 2015

sottomessi o legati?

Ieri ho partecipato alla lectio magistralis del filosofo Maurizio Ferraris sulla "mobilitazione totale" che l'uso dei cellulari e del web 2.0 "impone" a tutti, interpellandoci continuamente su ogni cosa. Molto interessante anche perché usava termini filosofici (rivelazione, responsabilità, appello, ecc.) per descrivere abitudini comunissime e sembrava che andassero perfettamente. Un unico neo. Più volte ha parlato della sottomissione dell'uomo come istinto, che rema contro la presa di responsabilità. Ce l'aveva con l'adagio di Rousseau "L'uomo nasce libero" perché sosteneva che la libertà bisogna invece conquistarla: più comoda è la sottomissione.
E mi sono detto: ma se io scelgo di sottomettermi? Non è libertà? Forse "sottomissione" è troppo forte. Bisognerebbe dire con s. Exupéry "creare legami". Voglio legarmi a qualcosa, anche se apparentemente ho meno libertà. Ma se è una scelta libera (e se ho scelto di legarmi alla persona giusta, magari anche a Dio) la mia libertà ne verrebbe amplificata.

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