30 agosto 2015

gioia e dolori

Ieri ben due matrimoni e in una chiesa che non è la mia. Però due coppie che hanno deciso poco alla volta di sposarsi in chiesa, a partire da situazioni lontane. La sposa di uno e lo sposo dell'altro matrimonio avevano frequentato il corso per le cresime da adulti e non necessariamente per sposarsi. Perciò si può dire un riavvicinamento alla fede, anche se l'esperto di turno lo giudicherebbe lontano dal minimo vitale. Boh, chissà cos'è sto minimo vitale. Intanto però la gioia era palpabile e il clima durante le celebrazioni raccolto. Insomma un minimo senso di essere di fronte a qualcosa di grande e che sfugge alle spiegazioni umane.
Invece la sera guardando l'ultimo film di Ermanno Olmi,  E torneranno i prati sono entrato in contatto con il mondo delle trincee nel 1917 nelle Alpi del nord-est. E ho esaurito la rendita acquisita durante la giornata: come è possibile che si considerassero i soldati come carne da macello, facendoli vivere  a quel modo. Oggi tocca agli immigrati che cercano di arrivare in Europa: al posto delle trincee ci sono tir e barconi.
Chissà qual è la giusta prospettiva: quella delle guerre in cui il senso di futuro è abortito o quella dei matrimoni,  gravidi di futuro?

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