22 giugno 2016

celebrazioni in attesa del sacerdote

Questa mattina per la prima volta si è parlato della possibilità quest'estate in qualche parrocchia di "celebrazioni della parola in attesa del sacerdote" quando è impossibile garantire la messa ovunque.  Celebrazioni presiedute da diaconi o laici incaricati, appositamente designati ad hoc dal Vescovo. Continua così il senso di smantellamento della chiesa proprio nelle periferie: fino a 15 anni fa non si poteva neanche accennare all'eventualità, ora il bisogno lo impone. E si sa che quando una cosa è imposta dal bisogno non c'è nessun valore che possa trasmettere: si fa così perchè non si può fare altrimenti. Carina la dicitura "in attesa del sacerdote", invece di "in assenza del sacerdote": gli italiani sono bravi a coniare i termini, ma nel caso nostro è proprio "in assenza".
C'è sempre tempo a cambiare spirito giocando profeticamente d'anticipo e riscoprendo l'essere chiesa in tutte le sue articolazioni. Allora la messa si dice in certi momenti e dove si possa creare una assemblea dignitosa, ampia e variegata nei ministeri: garantendo intorno una rete di celebrazioni della parola e ancora più al largo una rete di luoghi in cui la gente si incontra a pregare pur senza celebrazione. Il territorio sarebbe coperto da équipe formate da sacerdoti, religiosi, diaconi, laici incaricati che studierebbero il modo migliore per animare la vita pastorale. La gente, aiutata da esperti, garantirebbe la manutenzione delle strutture, senza gravare solo su chi fa animazione pastorale. Ah no, scusate, devo risvegliarmi: era solo un sogno. Teniamoci pure i relitti del passato e assicuriamo solo qualche scialuppa di salvataggio (sperando che siano sufficienti per tutti).

"Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa." (Is 43,19)

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