19 marzo 2017

ferite di una vita

Ieri sera ho partecipato all'incontro di un gruppo che raccoglie persone con alcune fragilità di vario genere e che ogni due settimane si trova insieme per cenare e per condividere un po' a partire dal Vangelo oppure da altri spunti. Ero stato tra i fondatori a fine anni '90 di questa realtà: il fatto che continui ancora adesso ne parla a favore. Tuttavia il perdere il contatto con determinate persone fragili mi ha fatto perdere la prudenza e così alcune mie domande sui desideri e sui pregiudizi hanno prima provocato particolarmente una persona che ha continuato per un po' a sottolineare che si trattava di domande molto personali e poi l'ha fatta esplodere rivelando che era vissuta per un anno in una macchina e che ce l'aveva a morte con Dio. Continuava a dire che se non si fosse fatto mettere in croce, le cose sarebbero andate molto diversamente anche per se stessi.
Non avevo mai inteso interpretare la croce di Cristo come causa dei disastri umani e la cosa mi ha colpito non poco. Avendole vissute sulla propria pelle era segno che uno lo credeva veramente. Mai giocare con le ferite degli altri e neanche proporre corse a chi è ancora convalescente da qualche rottura. Ma forse anche noi siamo convalescenti e piuttosto che andar cauti sui giudizi, ci piace attaccare per difenderci.

"I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non riuscivano a parlargli amichevolmente" (Gen 37,4)

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