11 gennaio 2018

pastorale della famiglia... antidiluviana

Sono riprese le riunioni in Diocesi per far ripartire l'attività pastorale e uno dei punti era il nuovo sistema di iscrizione ai corsi in preparazione al matrimonio che dalle ultime settimane dell'anno scorso è centralizzato: ognuno esprime le sue esigenze e preferenze e l'ufficio diocesano segnala loro il corso più adeguato, secretando assolutamente tutti gli altri riferimenti (wow: devo parlare con il mio amico scout che lavora a Bruxelles all'agenzia per le crisi bancarie, il cui compito è "desecretare" il materiale prima segreto!!!).
Un meccanismo quanto meno antiquato nonostante l'innovazione tecnologica, perchè al contrario ormai la tendenza è di non sostituirsi alle scelte (anche se sbagliate) della base, ma di aiutare a scegliere (non di scegliere per loro).
Ma ad ascoltare i discorsi e ciò che in generale la pastorale della famiglia pubblica c'è da stare stupefatti: esattamente le cose di vent'anni fa quando per un anno o due dovetti seguirla da "tirocinante":
- la centralità dei corsi in preparazione al matrimonio sempre più articolati (quando ormai i matrimoni sono al lumicino)
- i gruppi famiglia
- l'accoglienza verso situazioni di famiglie irregolari (ma dove sono tutte ste famiglie che vorrebbero entrare nella chiesa e non possono?)
- la famiglia soggetto di pastorale e non oggetto di pastorale: questo è lo slogan più logoro. Peccato che non si capisce dove siano tutte ste famiglie che vorrebbero essere soggetti
- la famiglia soggetto sociale e politico di cittadinanza: slogan logoro numero due. Mi sa che una famiglia ha il suo daffare a sopravvivere..
Insomma: è passata una svolta di millennio, il terrorismo islamico, le migrazioni di popoli, la crisi economica, ma la pastorale della famiglia italiana è ferma agli anni novanta e pesca dall'Amoris Laetitia conferme alle sue teorie. Wow.

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