25 marzo 2018

cultura "molle"

Guido Oldani
Sul numero 6 di Vita e Pensiero ho letto un intervento di un poeta, Guido Oldani, che lamenta la cultura molle entro cui ci troviamo a dibattere. Secondo lui siamo tecnologicamente nel Quattromila, ma fermi culturalmente al Novecento, ai suoi drammi, alle sue glorie. Il pensare è stato sostituito dal raccontare e i filosofi sono come coltellini svizzeri: tuttologi che intervengono su ogni cosa, ma senza incidere realmente. I nuovi maestri sono... gli chef.
Effettivamente dà da pensare perchè il cercare di non diventare fanatici su certe idee a volte diventa rinunciare a cercare seriamente. E anche rinunciare a dire, prendendosi tutta la responsabilità. E non a dire e poi disdire o precisare, ma dire dopo aver seriamente pensato e riflettuto.
Anche le omelie potrebbero diventare spazi perchè la Parola di Dio non solo si incarni nell'oggi, ma mantenga la sua forza autorevole.

"Una parola ha detto Dio,
due ne ho udite:
il potere appartiene a Dio,
tua, Signore, è la grazia" (Sl 62,12)

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