08 marzo 2018

La fede di un nipote

All'ultimo funerale di ieri mattina uno dei nipoti ha chiesto di leggere una testimonianza, come ogni tanto succede e ben volentieri gli si è dato spazio. In genere le testimonianze sono di due tipi: preghiere lette trovate da qualche parte (va per la maggiore quella attribuita a s. Agostino ma modificata in più varianti con parole decisamente del terzo millennio) e ricordi struggenti. Invece quella è stata diversa. Intrisa di fede ma non accademica, intrisa di umanità ma non triste, intrisa di una forza particolare che solo lo Spirito può ispirare. Così me la sono fatta dare:

Cara Nonna,
Questo tuo cammino è l’insieme di una lunghissima storia che ora si concentra in questi pochi momenti in cui ti rivolgiamo insieme questo nostro ultimo saluto.
È vivo nella nostra mente quest’ultimo tratto faticoso, dettato da una malattia che ha portato momenti difficili per te e per le persone che ti sono state più vicino. Nonostante ciò, possiamo considerare anche questo un tempo di grazia, perché ci ha permesso di condurre alla luce tanti aspetti che silenziosamente sono apparsi in questi giorni che sei nata a nuova vita.
 Ultimamente mi è capitata per le mani una frase di un famoso poeta, “il cammino verso il Paradiso inizia all’Inferno”, e spesso mi sono ritrovato a ripercorrere, attraverso i racconti tuoi e delle tue figlie, nostre madri, il cammino della tua vita.
 Quante belle cose sono nate dalla famiglia che hai quotidianamente costruito, portando sulle tue spalle il peso di tante fatiche e quanti bei frutti sono stati raccolti e se ne raccoglieranno!
 E quante cose sono accadute difficilmente spiegabili dalla comprensione umana, quante lotte affrontate che non sembrano dare spazio all’esistenza di un Paradiso… Dalla costanti cure di tua madre quando eri giovanissima, alla perdita di un figlio e di un marito, al ricostruire tutto da capo fino al tempo passato per anni da sola per la tua ostinata idea di non voler vivere lontano dalla tua città.
Comprendo, e viene naturale adesso, alcuni lati del tuo carattere spesso non facile, a volte persino in contrasto con chi ti è stato vicino, e quello sguardo che sembrava guardare sempre da un’altra parte.
Ma a tuo modo hai sempre saputo donare quell’amore silenzioso: ricordo come se fosse ieri, e sono già passati più di vent’anni, la cura che riversavi verso la zia, l’ossequio con cui le rivolgevi tutte le attenzioni. La compitezza con cui hai affrontato il distacco dal nonno …
Inconsapevolmente ora mi rendo conto del dono che abbiamo ricevuto e di quanto le tue figlie in quest’ultimo periodo ti hanno restituito. Sono cresciuto di 10 anni in un giorno ammirando in voi la capacità di amare che è in ognuno di noi, capendo che basta solo lasciarlo andare.
Ora so che il dolore serve: è essenziale perché aiuta a capire qual è la giusta direzione da prendere e noi che siamo ancora qua abbiamo la fortuna di avere una guida in più (siamo sempre privilegiati).
Ora puoi riposare, t’immagino vicino al nonno e alla zia a accogliere le arance in quel stupendo giardino che è il Paradiso e come nuovo angelo ci proteggi da lassù.
Ora tu lo puoi vedere è c’è lo puoi confermare: noi siamo nati e non moriremo mai più!
Grazie alle tue figlie e a chi le ha sostenute in questo ultimo periodo, perché ci avete insegnato che l’amore passa da qui.
E grazie di tutto ciò a Signore Gesù, perché è nelle cose invisibili che si nasconde l’essenziale.
I tuoi cari nipoti.

1 Commenti:

Alle 8 marzo 2018 alle ore 13:40 , Blogger Marco ha detto...

Grazie

 

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