26 maggio 2018

che pazienza con sti ragazzi...

In questi giorni sono stato "bidonato" dai ragazzi di terza media che avevano aderito con apparente entusiasmo ad una proposta di partecipare ad una "cena con delitto" organizzata dagli scout (due del gruppo erano pure organizzatori) e poi si sono defilati poco alla volta, alcuni con scuse meschine, altri con motivazioni più serie e gli ultimi per "esaurimento". Al che mi sono notevolmente incavolato per lo stile e ho detto che non li avrei più convocati se non dopo che si fossero chiariti le idee sul gruppo. Sono ancora convinto che ogni tanto un atteggiamento meno accogliente serva per trasmettere loro che bisogna anche combattere per avere qualche risultato in più.  Ma sono stato spiazzato da un genitore (che conoscevo già da tempo) che mi scrive di non abbandonare questo "agglomerato di ragazzi", in quanto hanno bisogno di punti di riferimento positivi. Inoltre mi dice sostanzialmente, facendo leva sull'amicizia, che se lei insegna una certa materia in una scuola superiore decisamente complicata, io posso anche farcela a continuare con l'agglomerato. E questo è vero: il confine tra la strategia educativa e il risentimento personale è molto sottile...

"Egli lo trovò in terra deserta,
in una landa di ululati solitari.
Lo circondò, lo allevò,
lo custodì come pupilla del suo occhio.
Come un'aquila che veglia la sua nidiata,
che vola sopra i suoi nati,
egli spiegò le ali e lo prese,
lo sollevò sulle sue ali"
(Dt 32,10-11)

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