04 ottobre 2018

corridoi umanitari

Ieri una incaricata di Caritas Italiana è venuta ad Asti per una serie di interviste sull'esperienza dei corridoi umanitari, attraverso i quali la famiglia eritrea che ospitiamo è arrivata da noi. Mentre intervistava me in qualità di parroco mi ha chiesto un parere sui corridoi umanitari. Io non ci avevo mai pensato molto, dando per scontato che fossero tutte rose e fiori, ma poi mi è uscita una riflessione sul fatto che sono molto significativi come esperienza, ma non affrontano il problema delle migrazioni di massa. Anzi, fanno selezione di migranti seppur con finalità condivisibile. E' una specie di imbuto: conta di più come "opera-segno" nel senso di una azione simbolica che mette in luce l'azione della Chiesa anche come sensibilizzazione che non una strategia che risolva i problemi.
Per questo possono andar bene come linee ecclesiali ma se fosse lo Stato a basarsi su questi potrebbe essere una ingiustizia.

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