18 settembre 2011

Palio e affini

Oggi si corre il Palio e c'è stata in chiesa la messa con i figuranti e la benedizione del fantino (senza cavallo per un incidente tecnino). C'è sempre molta attenzione in queste occasioni, nonostante sembra che tutto questo spettacolo distragga. Certo però che viene da chiedersi che cosa c'entri la messa con tutto questo e con quale stato d'animo molti figuranti si ritrovino in chiesa dopo tanto tempo. C'è chi dice che è un'occasione per ricordarci tutti delle cose fondamentali; altri che è una vetrina che non andrebbe tollerata; altri che almeno nel nostro rione molti sono comunque legati alla parrocchia e il problema non si pone.
Ad aiutarci c'è l'esempio di Gesù stesso che non si è tirato indietro dal partecipare a feste anche equivoche come quella descritta dai Vangeli dopo la chiamata del pubblicano Matteo. E se lui non l'ha fatto, perchè dovremmo farlo noi? E poi di per sé il palio esprime una appartenenza ad una città: se certi modi sono un po'discutibili (le trattative sottobanco per poter vincere) l'insieme crea comunque senso di comunione.
O no?

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2 Commenti:

Alle 18 settembre 2011 alle ore 23:13 , Anonymous Anonimo ha detto...

Credo che il 'senso di comunione', come lo chiami tu, nasca sempre e solo dalla nostra disponibilità a metterci in gioco: accogliere gli altri e lasciarci accogliere dagli altri.
Gesù ci ha insegnato questo.

 
Alle 23 settembre 2011 alle ore 15:09 , Anonymous dino ha detto...

Vero, infatti se c'è qualcuno che trascina allora l'aggregazione si crea, altrimenti no... E chi trascina, in genere, deve farsi pure un bel mazzo

 

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