20 gennaio 2013

riscoprire san bernardo

San Bernardo non mi era mai stato troppo simpatico. Forse per la sua eccessiva devozione mariana, forse perché un giorno un tizio durante un incontro pubblico ha citato qualche suo scritto dove legittimava le Crociate, forse perché ne "Il nome della rosa" interviene di sfuggita (o è solo citato pure lì) in senso eccessivamente ortodosso. Invece non bisogna mai dire...
Ho letto gli atti di un convegno storico su S. Bernardo e S. Tommaso e sono rimasto colpito dalla testimonianza di una abbadessa cistercense che ha descritto in che modo San Bernardo è stato l'ancora di salvezza della sua comunità monastica, dopo le varie mode freudiane, psicologiche, sociologiche, ecc.  Queste restavano valide ma si ponevano ad un livello meno profondo: la spiritualità di s. Bernardo le superava tutte in introspezione e orientamento. Per es. questa frase: "si tratta piuttosto di scendere negli abissi sconosciuti del proprio cuore con una guida, che non sarà Freud, ma piuttosto Bernardo, il quale saprà consegnarci all'unica grande guida realmente abilitata, lo Spirito Santo. Dico Freud non perché non apprezzi questo grande; ma perché ebbi allora attraverso Bernardo la grazia di distaccarmi dallo psicologismo imperante (erano gli anni '70) che forse era un tradimento anche del pensiero di Freud - secondo cui pareva che il fine della conoscenza di sé fosse quello di giustificarsi per non vivere, secondo la formula: sono un disgraziato, la colpa è degli altri, gli altri mi debbono risarcire (...) Bernardo mi ha fatto il regalo di comprendere che il fine della conoscenza di sé è quello di imputarsi per convertirsi e ricevere la vita; la via è frantumare il cuore, farne uscire il pentimento dei propri peccati per ricevere il perdono e l'amore di Dio (cfr sermone II di Quaresima di S. Bernardo)". Fa molto pensare sta cosa e soprattutto mette voglia di leggere Bernardo...

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