i profughi dal ... vivo
Dopo aver tanto parlato di profughi la settimana scorsa e aver iniziato il lavoro di coordinamento in diocesi finalmente ieri sera ne ho incontrato qualcuno a san Damiano, durante la cena a casa Bosticco. Provenienze: Gambia, Mali, Centrafrica. Giovani come tanti ma sicuramente diversi. Giovani con voglia di divertirsi e stare allegri ma probabilmente con altro dentro che in una serata non è venuto fuori. Sicuramente gli "effetti non previsti" dell'attuale organizzazione mondiale.
Devo dire che neanch'io mi sono lanciato in improbabili dimostrazioni di affetto e di amicizia: questione di carattere e di impostazioni mentali. Nello spazio di una cena non è che si riesca a imbastire chissà cosa. Però ho capito che se invece di 5-6 ce ne fossero stati 14-15 allora tutto non sarebbe filato così liscio e ho immaginato l'impatto di tutti quelli che dovrebbero arrivare se realmente arrivassero...
Realmente bisogna prepararsi.
Etichette: immigrazione
3 Commenti:
Perché non sarebbe filato liscio se fossero stati in numero maggiore?
un esempio che ho notato: mentre qualcuno preparava la tavola loro giocavano a calcetto. Poi ad un certo punto si è giocato insieme, ma dopo aver preparato la tavola. Immagino che bisognava che qualcuno li invitasse a dare una mano, ma poiché nessuno l'ha fatto mi sembra che denotasse già una distinzione. Ad un certo punto loro si sono trovati in una stanza e gli altri in un'altra: certo quasi per caso, dato che di qua c'era il calcetto e di là una specie di salotto dove stare, però la cosa era simbolica. Penso che se i profughi fossero state 2-3 volte di più sarebbero cambiate le dinamiche e si sarebbe vissuto psicologicamente una specie di senso dell'assedio.
Non dovrebbe essere così, ma il senso del prepararsi dovrebbe proprio essere quello di crescere nella capacità di dialogo e di controllare le paure.
Quello che dici è vero!
Ma non penso che sia sempre così e tutti uguali i profughi...
Ce ne sono altri che in momenti come questi, si danno da fare più di noi un po' nella speranza di farsi benvolere e un po' forse per un senso "quasi innato" di inferiorità nei nostri confronti, che li spinge a servirci più che a essere serviti.
Parlo anche io per esperienza personale...
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