22 maggio 2016

Amoris Laetitia

Finalmente ho iniziato a leggere l'esortazione apostolica Amoris Laetitia seguendo il consiglio che dà lo stesso papa: non leggerla di filato ma...a piccole dosi. Ed è bastata la prima piccola dose, l'introduzione, per capire che siamo di fronte ad una rivoluzione anche nello stile del magistero. Fino a ieri i documenti a tutti i livelli sembravano essere dei punti di arrivo di un confronto ed erano il miraggio di una chiesa che si muoveva: così i convegni della chiesa italiana che vengono presentati come documenti che segnano la storia degli ultimi decenni, così i numerosi scritti di Giovanni Paolo II, uno per argomento, così le lettere pastorali che ogni vescovo in ogni diocesi si è sentito in dovere di scrivere per dire che si va avanti. Invece questa esortazione (come già l'Evangeliii Gaudium è fatta per far discutere, per creare sinodalità, per raccogliere il punto in cui siamo e di lì andare avanti. Per questo non è un documento giuridico e per questo lascia tanti punti in sospeso.
Forse bisognerebbe imparare: parlare e scrivere non per esprimere la posizione ufficiale della chiesa e neanche per dire la mia, ma per invogliare a tornarci sopra e a costruire comunità che si costruisce mettendosi in ascolto dello Spirito. Il resto va tutto al macero.

"La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini. È noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole di cuori umani"   (2Cor 3,2-3)

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