29 maggio 2016

survival

Un corso di survival ?! Ho assistito ieri sera all'incontro preliminare insieme agli scout (tre ore dalle 21,30 alle 0,30 con pausa di dieci minuti...) tenuto da un istruttore della Federazione. Mi è piaciuto parecchio, anche se non penso che andrò a fare un corso di survival...
Oltre a dare numerose informazioni utili per la vita all'aria aperta, è riuscito a trasmettere il senso del survival nella sua versione "non patologica": la capacità di dialogare con la natura senza violentarla e senza sacralizzarla, la capacità di essere sul "qui e ora" in ogni momento, la capacità di essere autonomi e previdenti, la capacità di farsi da soli le cose. Ma soprattutto il mettere in discussione uno stile di vita in cui tutto è già fatto e preconfezionato: dall'insalata già tagliata al tipo di scarpa in base all'uso che vuoi farne. E' vero: ci ingabbiamo da soli in schemi mentali, prodotti ultraspecializzati, percorsi ultradefiniti e perdiamo il senso primordiale della creatività, della capacità di adattamento e di prodotti che possano servire a più usi contemporaneamente. In questo il survival è una fisioterapia per persone ingessate da lungo tempo...

"E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire" (Mt 10,19)

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