11 giugno 2017

semplicità o semplicismo?

Ad un anno dal suo acquisto ... sto leggendo un libretto che serviva per l'aggiornamento docenti a Torino, intitolato "Come il fuoco. Uomo e denaro" di Franco Riva, che tratta del senso del denaro in tutte le sue sfaccettature. Un capitolo in particolare mi ha colpito, anche perchè tratta di una cosa sulla quale mi era già capitato di riflettere. Si intitola "Denaro e parola" e riconosce nel denaro una nuova lingua universale, basata sullo scambio (e non sul valore). Ma poichè dietro ad ogni parola c'è un pensiero, che pensiero c'è dietro al linguaggio del denaro? Citazione: "Il denaro ha credito come lingua perchè è sorretto da un pensiero: che ogni semplificazione in vista dello scopo da raggiungere rappresenti il massimo di razionalità immaginabile, al punto che tutto ciò che non mira nel tempo più breve possibile e con il minor dispendio di energie, al raggiungimento dello scopo viene spacciato semplicemente per illogico e inefficiente" (p. 71).
Nella vita spirituale vige la logica dei tempi di maturazione, perciò cercare il risultato nel breve termine e col minimo dispendio è un suicidio.

"Ma Pietro gli rispose: «Possa andare in rovina, tu e il tuo denaro, perché hai pensato di comprare con i soldi il dono di Dio!" (At 8,20)

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