un tuffo nel passato

Ma quello che mi pare strabiliante è che molte posizioni erano simili a quelle che oggi si prendono sulle migrazioni, benchè il tema sia decisamente diverso. C'era chi strumentalizzava politicamente la questione, chi ci guadagnava sopra, chi emanava proclami pseudoreligiosi, chi cercava soluzioni tecnico-politiche asettiche. E intanto la gente moriva. C'era anche chi metteva di fronte il dato umano: un solo morto genera responsabilità, anche in parte sue. Allora l'Aids, oggi le migrazioni sono il terreno di gioco su cui si misura l'umanità di una società. E, come allora, anche adesso un solo morto è decisamente troppo.
Ma il tono di voce che non ti dà tregua è quello che nel film compare ad un certo punto e che mi ricordava i modi di fare di molte persone colpite anche indirettamente dalla malattia: non quello della denuncia e dell'urlo, ma quello della condivisione del dolore, della sofferenza e della paura di morire.
"Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei.Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!»." (Lc 7,12-13)
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