16 settembre 2018

contro i campanilismi? E perchè?

Ieri ho partecipato al pomeriggio al convegno della pastorale regionale del lavoro in occasione della Giornata della salvaguardia del Creato. C'era una tavola rotonda di "buone pratiche" dove più volte è emersa la necessità di superare i campanilismi e creare reti di buone pratiche e di realtà locali. Non è un discorso nuovo, ma stavolta mi stonava talmente che mi sono chiesto se non è ora di cambiare mestiere e di uscire da certi giri. Non mi ritrovo più in sintonia. Se fosse veramente la questione di superare i campanilismi e creare qualcosa tutti insieme, perchè hanno così successo i populismi? Non è forse perchè i campanilismi non ci sono più (nel senso buono del termine) e le famiglie si trovano lasciate a se stesse? Viene meno l'identità di parrocchia, di paese, di partiti e sindacati che educano le persone sul territorio... Restano le parole d'ordine di quelle pessime reti che sono i social in certe situazioni, le parole d'ordine di istituzioni nazionali ed europee verso le quali cresce la diffidenza, le parole d'ordine di realtà molto sensibili ma ormai d'élite che vanno alla ricerca dei propri simili e non si incaricano più della educazione civica dei territori e delle persone e famiglie popolari.
Sarebbe meglio tornare a generare legami dal basso, non di esperienze di punta, ma di persone anche un po' grezze ma che sono completamente lasciate in balia di odii, risentimenti e violenze verbali.

"Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele.
Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite;
egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome." (Sl 146,2-4)

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