30 novembre 2020

A proposito di strada, nebbia, abissi

Ieri mi è giunta voce di un sacerdote che conoscevo che ha deciso di lasciare il sacerdozio. Non per qualche sorta di innamoramento, ma come decisione consapevole e senza apparenti certezze per il futuro. Ci ho pensato parecchio, tutto il giorno, anche se è stata una giornata campale sul fronte delle attività. Mi dicevo che si possono dare tre alternative:
1) veramente la propria strada non si sa dove conduca,
2) è possibile anche prendere una strada sbagliata senza accorgersene
3) a volte è come se una nebbia offuscasse i contorni normalmente nitidi che fino a ieri ti hanno accompagnato. Questa terza è particolare. Per un po' vai avanti fidandoti di te e delle tue convinzioni, poi poco alla volta si leva la nebbia e cominci a chiederti dove sei finito. Dunque non è che un sacerdote sia garantito rispetto ad uno che si sposa, anzi: il/la proprio/a coniuge è qualcuno di reale che hai di fronte, ma Dio chi l'ha mai visto? Perciò se il problema per una persona sposata è che un abisso scavato tra i due è fonte di guerra, per un sacerdote l'abisso scavato con la propria vocazione è fonte di nebbia.

" Non mi sommergano i flutti delle acque
e il vortice non mi travolga,
l'abisso non chiuda su di me la sua bocca.
Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia;
volgiti a me nella tua grande tenerezza." 
(Sl 68,16-17)

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