03 dicembre 2020

La decrescita felice, roba vecchia

Un titolo mi ha attirato: "Non sprechiamo lo spreco". Era sull'inserto Corriere Innovazione del Corriere della Sera a firma del filosofo Luciano Floridi, che insegna a Oxford. Trattava di cose economiche con un taglio filosofico, ma l'essenza era chiara: la creatività umana può trarre da ogni spreco, compresa la famigerata Co2, qualcosa di positivo per rimettere in circolo un'economia non senza sprechi, ma in cui gli sprechi diventano risorsa. Un'economia, come si dice oggi, circolare.
Ma è verso la fine dell'articolo che sono sobbalzato sulla sedia. Quando ha scritto che la decrescita felice e le teorie della produzione a tutto spiano sono due facce della stessa medaglia, due figlie dello stesso genitore: l'idea che lo scarto è scarto e non serve perchè è scarto. La produzione a tutto spiano se ne frega, la decrescita felice si preoccupa e dice che bisogna produrre e consumare di meno. Ehhh no.
Forse come cristiani ci piace la decrescita felice perchè assomiglia vagamente alla povertà di s. Francesco. Ma la Bibbia non parla solo di povertà, parla anche di creatività e di creazione del nuovo. E poi, sinceramente, s. Francesco è diventato come la pandemia: ne parlano tutti troppo a scapito di altro.

"Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino" (Gn 2,15-16)



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