22 marzo 2021

Uscito dal carcere

 E' appena uscito dal carcere un tale che è venuto a chiedere aiuto e che conosciamo molto bene. Lo conosciamo da quando era piccolo: una vita segnata. Di quelle che dici: sai già che andrà a finire male. E infatti. Ma male male: nessuna possibilità che possa rialzarsi, a meno che trovi qualcuno che si spenda per lui totalmente. Che gli dimostri che è possibile ricevere amore e stima, anche se uno non se li merita. E dove lo trovi uno o una così? 

In mancanza d'altro l'aiuto è proprio solo una toppa su un vestito vecchio. Però ti chiedi: che senso ha una vita così? Perchè uno deve essere condannato a vivere male fin da piccolo? E' la stessa domanda che faresti di fronte ad un bambino affetto da un male incurabile: qui non è un male fisico, ma un male interiore. Su questo siamo sprovvisti e spesso contribuiamo a girare il coltello nella piaga se lo rifiutiamo o se gli diamo un aiuto materiale e stop. Ma se gli dai qualcosa in più rischi che "si prenda tutto il braccio" e allora uno si autolimita nell'aiuto. Ma è giusto?

"Di' loro: Com'è vero ch'io vivo - oracolo del Signore Dio - io non godo della morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva." (Ez 33,11)

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