13 marzo 2021

Ancora in zona rossa: come in montagna

 E cosi finiremo presto di nuovo in zona rossa. Era ampiamente risaputo, anche se poi uno spera che vada diversamente e alla fine si fa sorprendere come se fosse inattesa... Solo lo scorso anno era stata inattesa. A vedere come si sta affrontando questa epidemia, mi viene un paragone con la montagna. Ti dicono: per arrivare in vetta ci vogliono 3 ore. Va bene, parti e vai misurando le forze. Ad un certo punto vedi la vetta come se fosse a portata di mano. Acceleri, ti senti ormai arrivato e poi ti trovi un bel vallone in mezzo che ti obbliga a scendere e risalire. Psicologicamente sei a terra, ma anche fisicamente, perchè hai accelerato. Eppure se ti dicevano tre ore non potevano essere due.

Si sa che una epidemia dura circa 2-3 anni, poi, soprattutto per i virus, perde la letalità. Il virus non ha interesse a uccidere, altrimenti non ha chi contagiare. Con i vaccini e con gli anticorpi che si formano in chi l'ha preso in modo lieve si accelera il tempo necessario, ma anche il virus sviluppa varianti. Lo si sa già. Eppure dopo i primi mesi di "misura delle forze" sembrava che ormai tutto fosse finito e così "pazza gioia...". E invece no. Ora siamo un po' a terra psicologicamente e questa ennesima zona rossa ci sembra una mazzata.

Meglio fare come in montagna: misura le forze e non guardare sempre all'arrivo. Guarda per terra passo dopo passo e ogni tanto (ma solo ogni tanto) guarda al punto di arrivo.


" Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio»." (Mt 20,22-23)

... erano così convinti di poterlo bere che al momento buono lo hanno abbandonato...



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