Stanchi ma felici (1)
Qualche considerazione in tre puntate sulla route nazionale delle Comunità Capi scout di Verona da cui sono tornato ieri sera. Fatica, caldo, qualche disagio fisico soprattutto all'inizio. Ti accorgi che la vita sedentaria si è incuneata troppo e reggi meno la vita un po' meno agiata. Nello stesso tempo non sei ad un normale campo, ma ad un evento di massa che dura quattro giorni e che richiede una certa predisposizione all'adattamento. Camminare ogni giorno circa 14 km per raggiungere i luoghi e in certi tratti in pieno sole fa la differenza. Essere al sole buona parte della giornata o all'ombra ma con una temperatura alta e umidità fa la differenza. Mangiare l'essenziale e non avere quasi "fronzoli" fa la differenza. Dormire su un terreno pieno di pietre, che non riesci a bonificare totalmente fa la differenza. Ma non una zanzara, nonostante si fosse sull'Adige. E acqua fresca a gogo. Soprattutto condividendo la situazione con migliaia di altre persone. La vita all'aria aperta è un classico dello scoutismo e anche se ti lamenti alla fine la cerchi.
"La gente raccogliticcia, che era tra il popolo, fu presa da bramosia; anche gli Israeliti ripresero a lamentarsi e a dire: «Chi ci potrà dare carne da mangiare? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cocomeri, dei meloni, dei porri, delle cipolle e dell'aglio. Ora la nostra vita inaridisce; non c'è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna»." (Nm 11,4-6)
Etichette: scout
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