22 gennaio 2012

basta con i progetti...

Sono stato un po' latitante dal blog per pigrizia, devo ammetterlo. E intanto ho accumulato un po' di insofferenza verso i progetti di ogni genere. C'è chi fa progetti per impiegare volontari e quando i volontari non ci sono più i progetti finiscono.C'è chi fa progetti per ottenere finanziamenti e quando i soldi finiscono tutto finisce. C'è chi fa progetti pastorali (ieri sera ad un incontro di pastorale familiare ho risentito le vecchie parole d'ordine di "pastorale integrata", "creazione di gruppi che a loro volta creino altri gruppi", "cercare di attirare persone", proprio come ai bei tempi della cristianità diffusa) e non s'accorge che la gente oggi cerca una sincera amicizia e non un bel progetto di formazione. C'è chi fa progetti e poi s'arrabbia se gli altri non aderiscono ma difficilmente si interroga se i propri sono buoni (e allora ci si chiede come mai la gente porta i figli a calcio e non in chiesa).
Fortunatamente che:
- ricordo che il mio docente di teologia fondamentale ribadiva sempre che il concetto di "progetto di Dio" non esiste nelle Scritture: al massimo c'è il disegno universale che esprime la volontà di salvare il mondo;
- intervistato il neoeletto Benedetto XVI aveva detto che lui non aveva progetti: basta il Vangelo...
Ecco forse se usassimo più tempo per verificare la qualità della nostra fede (che ha una potenza attrattiva di suo) e non la bontà dei progetti...

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6 Commenti:

Alle 23 gennaio 2012 alle ore 10:58 , Anonymous Anonimo ha detto...

L'idealismo:che brutta malattia!
Peccato che senza progetti non vai da nessuna parte:"Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Poiché tutti coloro che chiedono riceveranno" ...a meno che la Provvidenza non ti invii degli sponsor mugnifici senza chiedere e, sinceramente, non ne vedo all'orizzonte!

Mi viene in mente quella storiella che racconta Anthony de Mello, nel suo “Messaggio per un’aquila che si crede un pollo”: si racconta di un uomo continua a chiedere a Dio di poter vincere alla lotteria. Alla fine Dio, stufo delle incessanti richieste, gli risponde: “Va bene, ti farò vincere alla lotteria, ma tu almeno compra il biglietto!”

Un idealista è una persona che, scoprendo che una rosa ha un profumo migliore di un cavolo, conclude che farà anche un brodo migliore.
Un pessimista è uno che, quando sente profumo di fiori, si guarda in giro per vedere dov’è la bara.
(Henry Louis Mencken)

 
Alle 23 gennaio 2012 alle ore 20:01 , Anonymous Anonimo ha detto...

Bello il detto, magari lo "rubo" per usarlo ogni tanto.
Forse il problema non è il fare progetti: quello è ovvio che ci devono essere. progetto di minima di ogni mattina: cosa farò oggi?
Il problema è quando il fine del progetto sembra essere il fine ultimo di tutto e si continua a perseguire nonostante siano cambiate le cose e si debba fare qualche variante. Allora forse meglio fare progetti molto limitati ma raggiungibili e per i quali non si debbano creare strutture troppo complesse. O no?

 
Alle 23 gennaio 2012 alle ore 20:15 , Anonymous Anonimo ha detto...

Già da parecchio tempo ho sviluppato una sorta di allergia nei confronti dei progetti, forse perchè ne ho seguiti tanti e in diversi campi...
Un'allergia per i progeti 'vuoti', fatti senza un reale coinvolgimento di chi li porta avanti e delle persone che si cerca di coinvolgere; quei progetti fatti di tante belle parole e di tanta carta; i progetti fatti per dimostrare a se stessi e agli altri che si sta facendo qualcosa...che siamo bravi proprio perchè facciamo tante cose...
Con questo non voglio demonizzare i progetti e dire che bisogna vivere solo alla giornata; credo che esista un 'giusto mezzo' e in questo momento, verificando le molte cose che faccio, sono alla ricerca di questo.

 
Alle 24 gennaio 2012 alle ore 09:29 , Anonymous Anonimo ha detto...

Certo, la verità sta nel mezzo, ma il problema è darsi comunque un obiettivo, che sia il vivere alla giornata ("progetto di minima") che a lungo termine ("progetto del futuro").
Credo che molti si trincerino dietro la frase “io vivo alla giornata” perché ciò consente loro di non avere degli obiettivi, perché averne e fare progetti richiede sforzo, impegno, volontà e tutto questo spesso è sinonimo di “fatica”.
Bisogna riconoscere la differenza che passa fra il lasciarsi vivere e il vivere per “qualcosa”: il rischio più grosso del vivere alla giornata è forse smettere di sognare, di fare progetti, di desiderare un tempo migliore, un destino migliore, per se stessi e per chi amiamo.
Poi, certo, è molto difficile coinvolgere chi ci sta intorno e spesso la burocrazia appesantisce il tutto e ci stringe dentro limiti che, spesso, tarpano un pò le ali e deviano leggermente dall'obiettivo che volevi raggiungere...
ciò che sogno, ciò che faccio e vorrei nella mia vita, però, non può prescindere dalla condivisione con altri, né può essere privo dell’obiettivo di poter essere utile agli altri.
Bisogna metterci entusiasmo nelle cose, dalla più piccola ed insignificante (che sia pulire in casa o stirare!) alla più importante ed impegnativa (studiare, lavorare,...) e smettere di pensare solo, ma dedicarsi al fare, comunque, senza sprecare tempo, ma viverlo.

 
Alle 24 gennaio 2012 alle ore 16:34 , Anonymous Anonimo ha detto...

Io credo che avere troppi progetti 'nostri' non aiuti a sentire la voce dello Spirito che con molta discrezione ci suggerisce qual è il nostro ruolo all'interno del disegno di Dio...
'Non fare troppi progetti' non vuol dire non avere obiettivi, impegno e buona volontà; significa semplicemente essere aperti a nuove possibilità, tenendo lo sguargo fisso sul Signore Gesù.

 
Alle 24 gennaio 2012 alle ore 16:37 , Anonymous Anonimo ha detto...

Mi correggo: 'tenendo lo sguardo fisso sul Signore Gesù'.

 

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