19 maggio 2013

"Siamo come i nostri nonni"

Ho sempre trovata sospetta la preoccupazione verso le giovani generazioni a causa della crisi economica ma non sono mai riuscito a capire cosa non mi suonava bene. Poi mi è capitato tra le mani il "memorandum" che Roberto Napoletano ha scritto sul Domenicale del Sole 24 ore del 5 maggio e ho capito. Ecco:
"Venerdì scorso, ore 23, ricevo da Edoardo Scarpellini, una mail nella quale si legge: 'Ho potuto raccontare a Porta a Porta la storia della mia azienda che ho iniziato a costruire 4 anni fa all'età di 19 anni, un messaggio di incoraggiamento alla generazione ventenni che ha il compito di ricostruire questo Paese'. Edoardo il suo futuro se lo è inventato in vacanza, fuori dall'Italia, rubando l'idea (giusta) per fare turismo e cultura in un modo (nuovo) di cui Milano era (incredibilmente) sprovvista. Si è fatto il giro di musei e ristoranti, ha convinto l'Atm e ha portato a casa la Milano Card, che apre ai turisti le porte della città, offrendo mezzi di trasporto e visite guidate. Mi è capitato di ascoltarlo la sera del primo maggio in televisione e mi è rimasta impressa una frase (Siamo come i nostri nonni) che mi ricorda lo spirito di Promemoria italiano e l'urgenza di rivivere nei comportamenti la stagione del dopoguerra. Ho deciso di cercarlo per telefono per fargli i complimenti ed esprimere la mia sorpresa. 'Direttore, siamo tanti a pensarla così, siamo tanti a metterci alla prova e tutti vogliamo essere all'altezza dei nostri nonni' mi risponde serafico e mi fa sperare che l'Italia può cambiare davvero. Non sarà facile, anzi, ma bisogna crederci"
Ecco cos'era che non riuscivo a capire: i genitori degli attuali giovani sono preoccupati per il futuro dei figli. I nonni, invece, sono preoccupati perché questi "nipoti" sono cresciuti nell'agiatezza e troveranno lungo darsi da fare... Fortunatamente pare che i "nipoti" si siano già mossi e, guardacaso, prendono esempio non dai genitori, ma dai nonni...

6 Commenti:

Alle 19 maggio 2013 alle ore 21:13 , Blogger Rué ha detto...

Sì, è vero!
Però non tutti quelli che hanno bisogno di lavorare (tutti!) hanno la capacità imprenditoriale di quel giovane, e non possono per questo aspettare la prossima vita...
Senza poi contare che moltiiiissime volte l'esito positivo di simili iniziative, è da attribuirsi ad amicizie giuste e/o a vari scambi di favori...
Inutile negarlo: troppe volte - anche sotto i miei occhi - si è aggiustata la sorte per qualcuno che ha scelto compromessi a cui sinceramente io non mi sentirei di scendere, né di plaudire!
Poi ben venga l'iniziativa personale, ma il lavoro non dovrebbe venire considerato come un premio per i "migliori", ma un diritto aperto a tutti i volenterosi..., e ce ne sono!

 
Alle 21 maggio 2013 alle ore 13:43 , Anonymous dino ha detto...

No, infatti non dovrebbe essere un premio per i migliori: loro si arrangiano da soli... Bisognerebbe veramente che ci si concentrasse su quelli che pur volenterosi non hanno capacità "imprenditoriali". Loro però hanno la costanza, la stessa costanza dei loro nonni (ma forse anche dei loro genitori?)

 
Alle 22 maggio 2013 alle ore 10:44 , Blogger Rué ha detto...

Speriamo che chi ha queste capacità imprenditoriali, le metta poi a disposizione anche degli altri, favorendo l'occupazione; perché alcuni oggi riescono ad aprire aziende minimaliste dal punto di vista organizzativo, ma con interessanti possibilità di sviluppo economico, sottraendo così poi nei fatti, una logica redistribuzione sociale delle ricchezze che quelle aziende partoriscono. Mi auguro che i giovani con capacità imprenditoriali, sentano anche la responsabilità di una "società che bussa" e non cerchino soltanto di fare cassa a spese zero...
Un po' come nella logica della costruzione delle città, che fino a qualche anno fa, premiava quelle con più asfalto e meno verde; oggi sicuramente l'opposto: vincono quelle con più parchi e più verde integrato, che offrono una qualità di vita più idonea all'uomo....
Speriamo che questa logica ultima - e non quella davanti al proprio naso - invada anche il campo dell'economia, creando una situazione più responsabile appunto, e che senta l'esigenza di uno sviluppo più armonico e con meno tensioni...

 
Alle 22 maggio 2013 alle ore 17:36 , Anonymous dino ha detto...

sai fare qualche esempio di queste aziende minimaliste dal punto di vista organizzativo, ma ad alta ricchezza non redistribuita?

 
Alle 23 maggio 2013 alle ore 00:35 , Blogger Rué ha detto...

No, nomi diretti no!
Però è l'andazzo ad esempio di molte aziende che lavorano nel campo informatico, e lavorando in due o tre persone guadagnano quello che potrebbe essere una vita fortunata per 10 famiglie...
Lo stesso dicasi per alcuni studi di commercialisti, ma questi rientrano già nel campo dei liberi professionisti...
Sono soprattutto le imprese che hanno a che fare col mondo informatico a riuscire a ridurre al minimo il personale, pur garantendosi ottimi guadagni..., ne ho anche tra i miei allievi.
Due o tre anni fa, sempre a Porta a Porta, era presente un imprenditore di scarpe lombardo che sosteneva che la sua azienda con una ventina di dipendenti vendeva in tutto il mondo...
Ora io dico questi non sono dei geni, intendiamoci bene!
Sono persone che capiscono il mercato meglio e prima degli altri, e questa loro caratteristica li mette nella condizione di guadagnare più facilmente di uno che ha magari più voglia di lavorare e ha magari una preparazione specifica maggiore della loro, ma non ha quel "naso di mercato" che porta soldi a casa...
Se uno che ha quel "talento" per capire su quale vettura viaggia la valigia coi soldi, anziché rincorrerla soltanto per saltarci sopra, si organizza con degli amici e apre un'attività che abbia due caratteristiche importanti: 1) che sia un'attività utile all'uomo e non soltanto a fabbricare altri soldi, 2) che sia un'attività in grado di creare occupazione..., allora diventando utile a sé stesso diventa utile anche agli altri.
Altrimenti avrà risolto con successo la sua situazione finanziaria, ma pur usufruendo di tutti i servizi che gli altri talenti (scientifici, tecnici, artistici, artigianali, ecc...) offrono, non mette a disposizione degli altri il suo talento.
Come se un medico curasse le malattie più gravi soltanto per la sua famiglia e amici, e dagli altri si facesse pagare soltanto per curare malattie lievi...
Sarebbe un'indecenza!
Si pretende che un medico metta a disposizione della società le sue capacità, e giustamente!
E allora perché se il talento di uno è quello di capire il vettore del mercato, non si dovrebbe ritenere che il suo dovere sia quello di creare sviluppo intelligente e forza lavoro?
Sulla base di questo dovrebbe esser giudicato, e non se ha imparato bene la lezione dal nonno per mettere le proprie ossa al caldo.
Almeno così la vedo io...

 
Alle 23 maggio 2013 alle ore 15:22 , Anonymous Anonimo ha detto...

ottima spiegazione: non ci avevo mai pensato.
Sono assolutamente d'accordo con te!

 

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