27 aprile 2013

le storie più impensabili

In due giorni si sono presentate alcune persone che, chiedendo aiuti, inventavano le storie più impensabili. Mi sono trovato a dibattere: stabilito che non bisogna farsi prendere in giro e che la carità non è aprire sempre e comunque il portafoglio, come fare a comunicare solidarietà senza mollare una lira? (o, meglio, un euro?).
Poi ho letto la rubrica di Gramellini sulla stampa di ieri e mi sono rincuorato:

«Non trova indecente che, con tanti torinesi senza un piatto di minestra, la città tiri fuori dei soldi per un altro stadio?». Mara, pensionata.

Di pancia il suo sfogo non fa una grinza. Però la invito a usare la testa e magari anche il cuore. Lo stadio a cui allude si chiama Filadelfia e vi giocò, senza mai perdere, il Grande Torino. Da quando fu abbattuto, quindici anni fa, rappresenta uno dei tanti buchi neri del paesaggio italiano. In qualunque nazione rispettosa del proprio passato e artefice del proprio futuro, il Filadelfia sarebbe un punto di ritrovo per la comunità e un monumento capace di attrarre turisti della memoria. Potrei commuoverla con ricordi personali - la mano di papà che avvolge la mia mentre mi conduce all’interno del «tempio» e, trent’anni dopo, l’autista del carro funebre che fa percorrere a mio padre l’ultimo giro intorno al rudere in cui aveva trascorso le domeniche migliori della sua gioventù. Potrei insistere sulla scorrettezza dell’informazione che le è stata data: una parte dei fondi che il Comune investirà nella ricostruzione non sono della città, ma del Filadelfia e furono versati da un supermercato per poter edificare in zona. Invece preferisco azzardare un discorso che trascende il tifo e il Filadelfia. I soldi sono pochi, giusto usarli per le minestre. Ma se non vogliamo ridurci a un immenso centro di assistenza sociale, bisognerà pensare anche a creare lavoro. E in un mondo globale la sola chance di sopravvivenza che ci resta è investire nel nostro petrolio: natura, storia, memoria, cultura. Lei non ha idea di quanti piatti di minestra potrebbero riempire i mille Filadelfia d’Italia.

3 Commenti:

Alle 29 aprile 2013 alle ore 23:47 , Blogger Rué ha detto...

E' vero!
Ma non avevano già costruito lo stadio delle Alpi per le olimpiadi, con simili promesse...
Che ne è stato dello stadio e di quelle promesse?
La cultura del nostro bel paese, forse dovrebbe anche crescere cercando di non disperdere: idee forze e denari pubblici - o anche privati, che quando sono di enormi dimensioni riflettono anche sforzi di una collettività, seppur nascosta sotto un cumulo di gloria di chi se n'è impossessato - in mille direzioni diverse, senza convergere su un progetto che poi resti e porti ricchezza durevole alla collettività!

 
Alle 30 aprile 2013 alle ore 13:56 , Anonymous dino ha detto...

Touché.
Hai ragione anche tu... E' che sulle grandi opere pubbliche ormai ci siamo già bruciati più volte. Però forse un conto è costruire da zero consumando territorio, un conto è ristrutturare un luogo di macerie. Anche se viene sempre da pensare che si potrebbe buttar giù roba vecchia per farci un parco.

 
Alle 1 maggio 2013 alle ore 21:01 , Blogger Rué ha detto...

Sigh!
L'idea del parco non è male, darebbe lavoro e farebbe crescere sempre più la voglia di benessere reale...

 

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