08 agosto 2013

e se la chiesa perde le donne?

Avevo già sentito sto discorso da Armando Matteo e ora lo ritrovo nel sociologo della religione statunitense José Casanova, sul quale ho avuto modo di scrivere. Ora su Il Regno (10/2013) è comparsa la traduzione di una sua conferenza, organizzata dalla Conferenza Episcopale Tedesca sui nuovi movimenti. Ecco il passo clou:
"L'intellighenzia maschile ha abbandonato la Chiesa nel XVIII secolo, la borghesia maschile agli inizi del XIX secolo e il proletariato maschile verso la fine del XIX e nel corso del XX secolo. Ma fino a che le donne sono rimaste nella Chiesa i bambini sono stati battezzati e hanno ricevuto un'educazione cristiana e per la Chiesa c'era un futuro e c'erano le possibilità di un risveglio religioso e di un'inversione del processo di secolarizzazione. Una volta che le donne cominciano ad abbandonare in massa la Chiesa, com'è accaduto e come continua ad accadere a partire dagli anni Sessanta, il futuro della Chiesa inizia ad apparire, dal punto di vista sociologico, molto cupo".
Un po' pessimista, però c'è da riflettere... perché le donne abbandonano la Chiesa?

6 Commenti:

Alle 8 agosto 2013 alle ore 21:49 , Anonymous Anonimo ha detto...

la chiesa è maschilista

 
Alle 8 agosto 2013 alle ore 23:44 , Blogger Unknown ha detto...

Quale è il ruolo delle donne nella Chiesa? Se viene percepito quello delle "colf"(più o meno di lusso)è ovvio che se ne vadano,il divario tra il ruolo nella società e nella Chiesa è enorme.
Una donna può essere nella "stanza dei bottoni",nella società? Sì,con difficoltà,magari molta,ma può.
Nella Chiesa? No.
E poi c'è la questione dei valori:su molti temi la Chiesa è vista come una retroguardia. È magari pure ipocrita.
Queste cose cose creano distanze via via difficili da colmare.

 
Alle 9 agosto 2013 alle ore 09:52 , Anonymous dino ha detto...

C'è del vero in quello che dite. Secondo me c'è anche un'altra questione: che la Chiesa viene identificata con i sacerdoti, i vescovi, ecc. e che effettivamente c'è un eccessivo ruolo e potere dato a loro rispetto alla partecipazione della gente. Questo crea un corto circuito perché impedisce alle donne di accedere alla "stanza dei bottoni" e genera maschilismo, nel senso che lo sguardo sulle cose diventa esclusivamente al maschile.

 
Alle 9 agosto 2013 alle ore 15:15 , Blogger Rué ha detto...

Io la penso esattamente all'opposto!
La donna - storicamente - ha sempre vissuto l'umilta nella vita, molto più degli uomini; e questo l'ha messa in maggior sincronia con ciò che predica il Vangelo.
Da quando - da qualche decennio a questa parte - ambisce anche lei alla stanza dei bottoni, subisce anche lei un progressivo ma inesorabile allontanamento dalla chiesa e dal Vangelo.
Penso che siamo noi uomini a dover diventare come erano prima le donne, e le donne dovrebbero stare attente a non perdere quelle caratteristiche che le rendevano davvero migliori degli uomini.
In merito poi ai Valori: la Chiesa è avanti anni luce a tutto il resto del mondo - altro che retroguardia - semmai non tutti i cosiddetti fedeli,sono poi fedeli fino in fondo ai Valori che professano!

 
Alle 9 agosto 2013 alle ore 15:56 , Anonymous dino ha detto...

Ritengo che sono due discorsi diversi. Un conto è l'umiltà intesa come atteggiamento, un conto sono le condizioni di vita. Si può essere umili governando una nazione e si può essere orgogliosi rivolgendosi continuamente al centro d'ascolto. Giusta l'osservazione sulla dimensione femminile, che sta mancando proprio perché molte donne imitano gli uomini (e si dice che in certi posti di potere le donne sono peggio degli uomini). Da questo punto di vista la richiesta del sacerdozio alle donne non fa che perpetuare una visione clericale della chiesa. Ma questo non vuol dire che debbano sempre essere first ladies che accompagnano i mariti (come nel detto popolare "dietro ogni grande uomo c'è una grande donna..).

 
Alle 11 agosto 2013 alle ore 15:16 , Blogger Rué ha detto...

A dire il vero consideravo l'umiltà delle donne di una volta nemmeno dal punto di vista della condizione, ma piuttosto nel senso che per nascita le facevano sentire un gradino sotto l'uomo.
Quindi una persona che ritiene fin da bambina di non contare, più facilmente accetta l'idea che ci sia qualcuno più in alto di tutti, perché è abituata a vivere nella sottomissione.
Cioè era una persona più lontana dall'idea del potere.
L.esatto opposto di quello che accade oggi, con la pretesa anche da parte delle donne di partecipare al potere.
Ma penso si possa dire uguale anche degli uomini lontani dall'idea del potere terreno.
Sono piu aperti all'idea di Dio!
Temo che più ancora del denaro, sia il desiderio di potere, a cancellare Dio dai cuori.

 

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