26 luglio 2013

carità o assistenzialismo

In questi tempi di crisi in cui il numero delle persone in difficoltà aumenta, l'impossibilità di seguire tutti fa ripensare i termini con cui la testimonianza della carità viene portata avanti. Non è un caso se le persone che si rivolgono al centro d'ascolto vengono per chiedere soldi. Sono state abituate così, per cui dopo essersi rivolti ai servizi sociali, passano dall'altro "ufficio" che può aiutarli. E' ovvio che secondo la scala dei bisogni di Maslow se non risolvi i problemi di sopravvivenza non puoi affrontare quelli "esistenziali" più profondi. Ma il punto è un altro. Se si sviluppassero reti di sostegno per le famiglie in difficoltà in modo che attraverso l'amicizia, la collaborazione reciproca, la fiducia si valorizzasse ciò che le famiglie in difficoltà possono dare, allora l'aiuto economico sarebbe un aspetto della questione e non il banco di prova per capire se la tua parrocchia tiene a te o ti abbandona...
Tutto da inventare, ma basta, per favore con l'assistenzialismo, anche se ha la bella immagine di chi ti sta ad ascoltare e ti "compatisce".

8 Commenti:

Alle 29 luglio 2013 alle ore 11:40 , Blogger Rué ha detto...

Quando ero bambino, c'era una famiglia che veniva assistita dalla Parrocchia che frequentava la mia famiglia...
Il padre aveva contratto una malattia (mi pare tubercolosi ossea) che gli impose di abbandonare il suo lavoro in fabbrica; avevano 4 figlie e la mamma - ancora giovane - faceva le ore dove poteva...
Era ancora una bella donna e molti le offrivano servizi da fare per poi proporle cose diverse: diversa era anche lei e non accettò mai quello che molte altre donne in difficoltà accettavano e accettano anche oggi - volentieri...
Sicuramente doveva essere molto difficile spiegare ai propri figli - la sera - che non c'era nulla a tavola, perché la mamma fino a lì non si abbassava...
Mio papà venne a conoscenza della famiglia e della dignità di quella gente; era una famiglia veneta silenziosa ma operosa, gente semplice fuori ma altissima dentro, e senza la minima voglia di approfittare della loro situazione, della quale anzi si vergognavano quasi, e speravano di rimettersi in piedi il prima possibile...
Avevamo un alloggetto confinante con il nostro cortile, che era stato acquistato da mio nonno paterno, per avvicinare mia nonna materna quando rimase vedova; purtroppo mia nonna materna morì quasi subito e l'alloggio non fu utilizzato...
Mio papà decise di dare l'alloggio a questa famiglia, senza ovviamente chiedere alcun compenso; la situazione durò immutata per 12 anni quando poi ottennero la casa popolare alla Falchera - quartiere malfamato di Torino...
In realtà il rapporto che si stabilì con questa famiglia diventò molto più stretto: infatti sovente la sera mio padre partiva con bistecche e altro cibo, lampadine di ricambio e oggetti che potevano servire loro..., girava l'angolo di casa nostra e andava da questa famiglia...
Loro si sdebitavano come potevano e a volte facevano delle torte, che regalavano a mio padre per noi (inutile dire che gli ingredienti erano stati loro regalati, ma la volontà e la mano d'opera, no!)
La casa popolare la ottennero con l'aiuto della Parrocchia, e quando ci arrivarono, mio padre andò a trovarli al nono piano a piedi di una costruzione nuova, dove l'ascensore veniva puntualmente rotta tutti i mesi; avevano più stanze del nostro alloggetto, ma si trovavano malissimo perché furono inseriti in un contesto di persone che si erano allontanati dal concetto di dignità umana, o forse non l'avevano mai conosciuta, più probabilmente!
Alla fine, crescendo le bambine, cominciarono a lavorare anche loro ed il padre - pur non guarendo mai - riuscì a trovare un lavoro come guardiano notturno in un garage; la loro situazione migliorò di molto e i rapporti di amicizia con i miei genitori durano ancora oggi.
Alla fine quello che serve di più - secondo me - è il cercare di portare la dignità dell'essere umano (concetto che la Chiesa meglio di altri può diffondere) prima ancora dei soldi; poi per forza anche i soldi!, perché la rete di solidarietà che dovrebbe esserci, purtroppo sovente è malata o interessata a belle donne in stato di bisogno; se - e quando - si riesce a rendere la dignità di persona ad un individuo, questi smetterà di chiedere soldi e inizierà a chiedere lavoro e cercherà di rendersi utile per ottenere "due gambe nuove con cui camminare"...
Anche in Africa oggi, ci sono tante situazioni di assistenza nella quale si cerca di costruire una futura indipendenza, però intanto se quella gente non mangia oggi, e se la Chiesa non desse loro una dignità umana - e ancor più, di figli di Dio - quella gente rimarrebbe a morire e a bussare per due lire per sempre...
I paesi in via di sviluppo stanno passando da un precedente stato di schiavitù e sfruttamento, ad uno stato di neocolonialismo: si insegna loro soltanto ad invidiare chi ha, e questo genera guerre e distruzione; non si insegna a costruire l'uomo ma soltanto a mantenere costante un bisogno, sul quale è facile arricchirsi..., ma dove la Chiesa insegna l'uomo, nasce anche lì una nuova etica...

 
Alle 29 luglio 2013 alle ore 11:43 , Blogger Rué ha detto...

Seconda parte, che non mi accettava per la lunghezza, della quale mi scuso!

Cosa voglio dire?
E' più facile dare un euro con una mano e con l'altra mandare a quel paese, che tentare di capire che il vero problema è la cultura dell'uomo che si è assunta, e dalla quale - come per la tossicodipendenza - non si può guarire da soli.
Bello era ciò che faceva Don Puglisi a Palermo, perché prima ancora di aiutare economicamente, riusciva ad insegnare a ragazzi dei ghetti, ciò loro non avrebbero mai creduto: di essere creature Volute da Dio!
Riesce a far spostare in loro l'ago dei valori, dall'emulazione dei mafiosi - visti come attori principali di una vita altrimenti spenta - all'emulazione di Gesù morto in croce per gli altri!
Non credo molto nelle grandi istituzioni, nelle quali infinite pieghe è molto facile nascondere anche interessi personali; ma piuttosto nella forza dei singoli e pochi amici che hanno poche idee ma chiare!

 
Alle 30 luglio 2013 alle ore 08:46 , Anonymous Anonimo ha detto...

La tua storia è molto toccante e sarebbe bello che la maggior parte delle situazioni fosse così, ma io ho avuto esperienza diretta con persone a cui ho cercato di dare anche amicizia e sostegno alle quali, invece, interessavano solo le bollette che pagavo o la spesa che facevo loro, anche se mi dicevano che mi avrebbero restituito i soldi (mai richiesti) non appena avessero trovato un lavoro, che poi non s'impegnavano neanche a cercare o, se lo trovavano, dopo poco tempo lo abbandonavano perché non era quello che speravano...e non parlo di mestieri dubbi!
Non hanno mai cercato di cambiare stile di vita, continuavano a sprecare soldi in cellulari, abbonamenti a pay TV, aria condizionata e sigarette e, dopo che hanno cambiato casa (sempre popolare) e si sono spostati di qualche centinaio di metri, li incontri per strada e manco ti salutano più!
Senza contare il continuo lamentarsi che ai vari centri d'aiuto dai quali passavano venivano date loro sempre le stesse cose da mangiare, che venivano fatti favoritismi verso gli stranieri e via dicendo, ma mai ringraziando per quello che ottenevano.
Lo so: non per questo dovrei smettere di credere nel prossimo che chiede aiuto, però ho perso la fiducia.

 
Alle 30 luglio 2013 alle ore 10:13 , Blogger Rué ha detto...

Lo so!
Tu hai ragione, purtroppo è capitato anche a me!
Ed è veramente frustrante...
Però bisogna fare alcune distinzioni: ci sono persone tipo la famiglia che menzionavo, caduta in disgrazia ma con una grande dignità e volontà di risollevarsi, gente che ringrazia ossessivamente e tenta di sdebitarsi come può...
Ci sono altre persone - alle quali mi riferivo nel mio intervento - alle quali non è mai stata consegnata un'identità dignitaria, forse fin già da bambini, nessuno li ha messi al centro della vita e gli ha insegnato qualcosa di diverso da violenza ed astuzia, queste persone sono moltissime e se aiutate anche spiritualmente e psicologicamente, molte di loro poco alla volta tornano a splendere; infatti possono essere paragonate ad un'argenteria trascurata, dalla quale se si spazzola via lo strato di ruggine, si può vedere rinascere in tutta la sua bellezza la vita...
Ci sono poi le persone che intraprendono come stile di vita un accattonaggio perenne perché sono dedite all'etilismo o ad altre droghe, o semplicemente perché non hanno voglia di fare nulla e pretendono di essere mantenute facendo appello a qualsiasi diritto sempre scordando il dovere; alcuni sono recuperabili altri no!
Ma alla fine anche i centri che si occupano di queste persone, come quello di Don Ciotti, devono arrendersi davanti ad un'evidenza: quelli recuperabili sono sempre soltanto quelli dove "batte" un minimo di dignità nel cuore, di voglia di riscatto; gli altri sono da rieducare perché educati male, e a volte si riesce e a volte no.
Però sono persone anch'esse, non è forse il caso di tentare sempre un recupero, senza regalare all'infinito cose che poi questi consumano senza nemmeno ringraziare, ma tentare un avvicinamento a livello umano e spirituale.
Poi se anche questo si rivela fallace, se c'è un rifiuto netto da parte chi riceve; allora è chiaro che la volontà di scegliere tra il bene e il male, è in tutti gli uomini, non solo tra i benestanti ma anche tra i reietti...
A livello sociale comunque, penso che se queste persone sono in aumento, è perché la diseducazione impera e il progressivo allontanamento di una società dai valori religiosi, diventa specchio dell'arroganza e della voglia di prevaricazione che si vede in giro.
Chi riesce perché magari nasce in altre situazioni, prevaricherà col denaro; e chi non riesce perché nasce in condizioni più estreme, si limiterà a pretendere di vivere sugli altri come le zecche...
Ma penso comunque che i "falsi ciechi" e i "finti zoppi", c'erano già al tempo di Gesù; anche Lui avrà incontrato persone malate nel corpo e altre malate nello spirito.
Però suppongo che un buon cristiano, senza farsi prendere per fesso ovviamente, debba porsi davanti ad ogni uomo come un uomo e non come un giudice: dare cose quando queste risolvono problemi, dare una parola quando questa è di conforto, dare una carezza quando una carezza può sciogliere un gelo che rende duro un uomo, dare fiducia sempre a tutti che anche dopo una vita di errori si può tornare a nascere.
Se si parte con questi presupposti, sicuramente non si riuscirà a mantenerli tutti e sempre, però almeno si parte con una pagina bianca su cui scrivere; perché con le pagine già scritte anche solo in parte, nemmeno la Samaritana avrebbe avuto una menzione nel Vangelo.

 
Alle 30 luglio 2013 alle ore 15:36 , Anonymous dino ha detto...

Io ho maturato questo criterio per distinguere persona da persona. Se siamo fratelli e sorelle io mi chiedo: "Ma se questa persona fosse mio fratello (o sorella) di sangue, che cosa farei?". A qualcuno darei un calcio nel sedere, qualcuno lo aiuterei nonostante sia l'ennesima volta che mi chiede, qualcuno lo aiuterei ma non nel modo in cui mi chiede, ecc.
Certo non è una ricetta facile: a volte mi faccio prendere dai miei comodi e trovo sempre un buon motivo per non aiutarli. A volte il dubbio sul come e se aiutarli resta, perché non saprei proprio cosa fare se fosse mio fratello di sangue (sono solo contento che non lo sia..). Però finora non ho trovato un criterio migliore...

 
Alle 30 luglio 2013 alle ore 18:08 , Blogger Rué ha detto...

"perché non saprei proprio cosa fare se fosse mio fratello di sangue (sono solo contento che non lo sia..). Però finora non ho trovato un criterio migliore..."

Ma sicuramente nemmeno io!
Però non sono contento perché non è un fratello di carne, ma piuttosto scontento perché non riesco a capire come comportarmi in maniera utile per lui; perché se mi riconosco in una felice estraneità, mi interrogo sulla verità del legame che ci unisce: e da un punto di vista cristiano questa verità c'è!
Penso però che la Chiesa come istituzione cristiana, dovrebbe sempre spingere nella direzione dello sforzo di comprendere e aiutare..., poi un'altra cosa è riuscirci sempre!

 
Alle 31 luglio 2013 alle ore 10:10 , Anonymous dino ha detto...

Infatti quella parentesi era ironica: a volte mi viene proprio da pensare così, tanto per levarmi dalla responsabilità. Ma pare che il Vangelo ti inchiodi alle tue responsabilità e non lasci molto margine alle giustificazioni (d'altronde per queste cose qualcun altro è stato inchiodato...): penso che la qualità della fede si misuri soprattutto su questo versante.

 
Alle 1 agosto 2013 alle ore 10:40 , Blogger Rué ha detto...

CONDIVIDO PIENAMENTE!

 

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page