27 febbraio 2016

cinema, poesia e denuncia

Se si vuol guardare un capolavoro di sintesi tra poesia e denuncia, bisogna andare a vedere Fuocoammare di Gianfranco Rosi, vincitore del festival di Berlino. Lì in quasi due ore resti affascinato dai paesaggi, dalla fotografia, dai personaggi e nello stesso tempo scosso dentro dalle condizioni delle migliaia di richiedenti asilo politico che sbarcano. Oltre al messaggio del contenuto c'è il fascino della forma. Si può essere critici senza essere duri? Si può essere rivoluzionari inquietando invece che aggredendo? Si può essere autorevoli usando il registro della bellezza e non solo quello del potere?
Ma al contrario sappiamo che si può essere suadenti, pacifici, soavi e dolci senza essere critici, autorevoli o rivoluzionari: lo stile della prima repubblica e della palude che ne è derivata è ancora negli occhi di molta gente. Fuocoammare ci dice che però è possibile essere sia uno che l'altro.

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