asti god's talent

Una serata preparata a lungo e bene, con professionalità da parte soprattutto dei conduttori, che hanno fatto la loro parte senza strafare. Chissà quanti altri hanno dato una mano: non è semplice usare il teatro Alfieri con tutte le norme del caso.
Sette cori giovanili per i quali ci sarebbe da dire per pagine, perchè lasciavano trasparire il cuore della loro esperienza di comunità parrocchiale e anche spesso il vissuto di fede. Colpiva soprattutto la varietà di espressione: canti religiosi però interpretati con modalità diverse e con sensibilità diverse.
Niente male per fare da volano alla Gmg di Cracovia: l'inno finale ha strappato il pezzo.
In tutto questo una nota stonata: il talent. Non in quanto competizione, perchè quella ci sta e invoglia. Ma o è competizione vera con una giuria competente che giudichi il merito artistico (o forse anche altro, basta dichiarare le intenzioni). Oppure è un'espressione della varietà, al di là della resa artistica e allora niente competizione. Anche la presenza di calibri come Paolo Conte non hanno chiarito; bello l'averlo in sala anche come segno di apertura del mondo ecclesiale al mondo musicale. Ma che cosa ha votato: da critico musicale oppure da invitato ad un happening del mondo giovanile ecclesiale?
Quando si imitano le forme prese dal mondo dello spettacolo ad un certo punto si arriva al bivio e si deve compiere una scelta: tenere tutto insieme ricorda l'espressione di una volta "alla viva il parroco".
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