raccontare la fede
Sto scoprendo l'acqua calda. Chiedendo qua e là a persone varie di mettere per iscritto la loro testimonianza di fede a partire da vari percorsi (canto, volontariato, lavoro, famiglia, ecc.) stanno venendo fuori delle perle che la dicono lunga su quanto a volte cerchiamo nei posti sbagliati. Noi cerchiamo la fede a partire dalle grandi decisioni oppure da una frequenza quasi paranoica alle celebrazioni, alle riunioni. Addirittura chiamiamo gruppo sposi un gruppo di persone quasi credendo che la fede si provi nel numero di coppie coinvolte (e così "gruppo giovani" e "gruppo taldeitali"). Invece la fede è anche altrove anche se non "solo" altrove. Il lasciare che le persone raccontino se stesse non è psicologia e non è protagonismo: serve a capire come la fede fiorisca in mille modi e aiuta le persone a riflettere su cosa stanno facendo...
D'altronde ci sarà un motivo per cui i vangeli sono in forma di racconto e non di catechismo...
4 Commenti:
MI PIACE!
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Potrebbe essere una specie di "passione misuratoria",di necessità di trovare dati oggettivi per misurare l'efficienza o l'efficacia di quello che si fa.
Una forma di rassicurazione,in qualche modo.
Infatti la malattia dell'efficientismo intacca pure questi ambienti. Spesso sono più le iniziative organizzate che la gente che vi partecipa...
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