10 luglio 2016

grano e zizzania

Sono stato al funerale di una mia amica e coetanea con la quale avevo recuperato i contatti lo scorso anno in occasione della festa di leva. Ho dovuto fare l'omelia e, dato che era una persona che aveva avuto una vita decisamente travagliata, ho usato la parabola del grano e della zizzania per dire che dentro di noi cresce di tutto ma che alla fine il Signore tiene conto solo del grano e brucia la zizzania con la sua misericordia. Dopo la messa una persona ha osservato che non era giusto parlare in questi termini di una persona il giorno del suo funerale, perchè era come se si dicesse che aveva fatto del male, ancor più che aveva fatto di tutto per risollevarsi e pare ci fosse riuscita.
Sono stato molto colpito da questa osservazione perchè ero convinto che fosse chiaro che il male che c'è dentro di noi non significare necessariamente "fare del male" e perchè ho sempre pensato che questa consapevolezza ci renda tutti uguali e nessuno un gradino sopra gli altri. Però ho anche pensato che a volte l'essere troppo sottili nel fare distinzioni non sempre viene compreso, magari proprio dai semplici. Una cosa è certa: questo mi ha convinto che i legami dei primi anni di vita sono profondi e vanno mantenuti: ancora a distanza di un giorno resta il turbamento per quella morte e il senso di vertigine per il tempo che è passato.

"Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio" (Mt 10,30)

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page