13 agosto 2016

economisti stregoni

Ieri è toccato a me conoscere una signora che non si cura per problemi economici e per la necessità di dare una mano anche alla figlia, ragazza madre ora insieme ad un altro giovane molto bravo e dal quale ha avuto un figlio. Conoscevo la signora tramite la figlia e il "genero" e non immaginavo che fosse in quelle condizioni. Questa mattina ho anche sentito in rassegna stampa la statistica che 9 giovani su 10 vivono in condizioni economiche peggiori dei loro genitori. In questi giorni sto leggendo una ricerca dell'inizio del 2000 sui giovani adulti, coordinata da Vittorio Cesareo. Già allora si metteva in luce il clima di insicurezza che coinvolgeva i 25-39enni (anch'io ero compreso, per un pelo) ma allora si parlava ancora di "ricomposizione", intendendo la necessità di trovare nuove strategie a fronte delle istituzioni che si incrinavano. Poi in realtà c'è stata l'imprevista crisi economica e l'incertezza è diventata vero e  proprio regresso.
Tutti elementi che compongono un mosaico in cui l'unica domanda che continua a frullare in testa (e che in realtà è doppia) è:
- ma è possibile che il crollo del sistema comunista abbia trascinato con sé pure il sistema economico capitalista?
- qual è il vero mestiere degli economisti, visto che difficilmente azzeccano l'arrivo di una crisi e che danno per scontato che una ideologia economica sia vangelo?

"Canterellano al suono dell'arpa,
come Davide improvvisano su strumenti musicali;
bevono il vino in larghe coppe
e si ungono con gli unguenti più raffinati,
ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati
e cesserà l'orgia dei dissoluti." (Am 6,5-7)

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