30 ottobre 2016

memoria

Ieri sera ci sono state due occasioni per "fare memoria", come si usa dire adesso. Una rimpatriata con giovani che avevo animato 25 anni fa e che ora sono in gran parte sposati con prole. Uno spettacolo teatrale "Noi saremo per sempre" sulla tragedia di Auschwitz. La prima era un'occasione gioiosa, la seconda ... non tanto. Sono uscito dalla prima con l'animo riempito dalla riconoscenza che quei giovani avevano ancora verso me e gli altri che con me animavano quel gruppo. Sono uscito dalla seconda, dopo esser stato tentato più volte di uscire, con un groppo alla gola.
Eppure tutti e due si basano sul fare memoria. Si fa memoria per imparare dal passato e si fa memoria per ricevere dal passato le energie che pensavi perdute. Quanto più ti dilati  verso il passato nel modo giusto (cioè senza rimpianti) tanto più ti protendi verso il futuro con fiducia e voglia di fare. Altrimenti sei preso dal presente, meglio: sei appiattito sul presente e presto ti inaridisci. L'ideale sarebbe l'animo dilatato indietro e in avanti e i piedi ben saldi per terra.

"Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso" (Es 5,15)

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