24 marzo 2017

la fede che unisce

Ieri alle prove di canto ho visto Emmanuel, uno dei ragazzi nigeriani che hanno chiesto asilo politico e che, pur non abitando qui vicino, viene sempre a messa con Augustine, che abita in oratorio. L'aveva invitato la direttrice del coro e lui era venuto per la prima volta... Mi ha fatto un certo effetto pensare che qualche mese fa poteva essere in mare su uno di quei terribili barconi.  L'ho riportato a casa in macchina e mi ha detto che nella sua parrocchia in Nigeria faceva il ministrante. Avevo già notato la sua sensibilità religiosa quando due giorni fa ci eravamo trovati per preparare una stazione della via Crucis cittadina, a cura dei giovani profughi. Aveva scritto un commento al brano della "sete di Gesù sulla croce" molto profondo e molto bello. La fede che unisce.
Nello stesso tempo ho pensato che quello che è venuto a mancare da noi è la sensibilità religiosa: la partecipazione è stata formale per troppo tempo. E nessuno si è accorto di niente. Ora che sta tornando, anche aiutata da queste persone di chiese lontane, stiamo investendo per il futuro.

"E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede." (At 6,7)

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