03 novembre 2017

defunti e prospettive di vita

Ancora mi gira per la testa sta cosa di quanto cambi per la vita essere nato in un luogo piuttosto che in un altro, in un'epoca storica piuttosto che in un'altra, in una famiglia piuttosto che in un'altra. Ricordando i defunti in questi due giorni passati viene anche in mente che al cimitero sembrano tutti uguali: non c'è differenza e se non li conosci, non sai neanche quale può essere stato più felice, quale meno, quale più giusto, quale più corrotto... E' come se l'assoluta "biodiversità" delle persone nella vita, quasi una varietà che dà le vertigini, si annullasse al cimitero. Senza ancora parlare del modo con cui si muore e del carico più o meno alto di sofferenze per sé e per gli altri.
Tutto questo per dire cosa? Boh, solo una sensazione di disagio, niente di più ragionato, ma senza una prospettiva di fede è tutto più complicato...

"Allora quale profitto c'è per l'uomo in tutta la sua fatica e in tutto l'affanno del suo cuore con cui si affatica sotto il sole?" (Qo 2,22)

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