20 aprile 2018

Vangelo del 22 aprile

Ecco il Vangelo di domenica. Se qualcuno vuole scrivere qualche commento, servirà per l'omelia.


"In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio»." (Gv 10,1-18)

2 Commenti:

Alle 20 aprile 2018 alle ore 17:46 , Anonymous Anonimo ha detto...

Questa è la domenica del buon pastore .Il buon pastore guida le pecore,indica la strada e custodisce il suo gregge difendendolo dagli assalti dei lupi e dei briganti;egli conosce le sue pecore ,una per una e le sue pecore lo conoscono,ma questo pastore conosce anche le pecore che non fanno parte del suo gregge e le ama profondamente e anche a loro indica una metà e un percorso per raggiungerla.Gesù è un pastore speciale ,un pastore che dona la vita per il suo gregge e questo ce lo rende unico e speciale ,diverso da ogni altro.È un grande onore fare parte del Suo gregge ,e tutti insieme andargli dietro tenendoci per mano come fratelli e tendendo la nostra mano anche a chi è lontano ,diverso da noi ma amato come lo siamo noi.
Lui certo non ci deluderà mai,cerchiamo di restargli fedeli e vicini sempre.

 
Alle 22 aprile 2018 alle ore 06:26 , Anonymous Anonimo ha detto...

Da questa lettura emerge chiaramente che c'è un parallelo tra noi, esseri umani, e le pecore. Noi però a differenza delle pecore dobbiamo scegliere da chi farci guidare, in funzione di che cosa vogliamo puntare nella nostra vita.
Possiamo quindi scegliere tra Gesù, il buon pastore, oppure il mercenario e in base a questa scelta andiamo a finire in un recinto.
Il buon pastore ama le proprie pecore che a loro volta sono chiamate ad amare. L' amore del buon pastore è talmente grande che dà la propria vita per le pecore.
Il mercenario, che rappresenta l' egoismo, invece guida le pecore per denaro, quindi solo per trarne un profitto monetario. Egli infatti non le custodisce e fugge quando arriva il lupo, ovvero le difficoltà della vita, in quanto queste pecore, come sta scritto, non gli appartengono e se le lascia rapire.
Per esempio ci sono stati diversi personaggi del mondo dello spettacolo, musica e sport che durante la loro carriera si sono lasciati far guidare dal mercenario facendosi accecare dalla ricchezza e una volta arrivati certi problemi nella vita, ovvero il lupo, non trovano più una guida nel denaro. Arrivato quest'ultimo li rapisce o meglio è il problema che si impadronisce della persona e li disperde, quindi portandoli fuori dal recinto li lascia "soli", immersi nel loro problema, tant' è che molti poi, alla ricerca di un rifugio, imboccano disperatamente per esempio la strada dell'alcool e della droga, cioè della perdizione.
E' interessante però quanto quel "soli" in realtà sia sbagliato, in quanto Gesù, il buon pastore, che dà la propria vita per le pecore, non si occupa solo degli uomini che decidono di prenderlo come guida e seguirlo ma anche degli altri, infatti sta scritto "e ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare".
Un riscontro significativo lo si ha quando per esempio vengono a dare testimonianza, nella nostra parrocchia, certi giovani provenienti da centri di recupero per tossicodipendenti, che inizialmente raccontano con sofferenza del loro passato spesso molto difficile, del passaggio alle sostanze stupefacenti e della loro conseguente disperazione e solitudine.
E' emozionante quando poi incominciano a parlare con gioia del loro cambiamento di vita, da qui emerge sensibilmente che è come se avessero risposto di sì ad una chiamata, che conduce all' ingresso di un altro recinto ed una volta entrati si sentiranno amati e pronti ad amare.

 

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