14 febbraio 2019

chiesa povera

Il simbolo del Prado: mangiatoia,
 croce, Eucarestia
Dopo due giorni e mezzo di riflessioni sulla povertà nella chiesa e nella vita del prete in occasione dell'incontro nazionale del Prado qualcosa ti resta. Magari il desiderio di essere più semplici, di sfoltire le nostre chiese di attività aziendali e di beni inutili. Certo l'ideale di una vita più a contatto con i poveri, magari in situazioni estreme, quasi da Far West. Ma poi ci si accorge che un conto sono i sogni (non sempre reali, perchè nel sogno si dorme...) e un conto la realtà. Non che si debba rinunciare alla povertà, ma questa prende altre forme da quelle "convenzionali". Diventa magari lo spogliarsi di pregiudizi e di schemi mentali, il far piazza pulita di ciò che effettivamente non serve (l'ultimissimo libro, l'ultimissimo ritrovato tecnologico, l'ultimissimo...), il tempo dedicato a tutti (e i poveri richiedono in media un tempo maggiore), il non risparmiarsi troppo scambiando l'ozio per il riposo necessario, il tener conto che la vita del prete è spesso privilegiata rispetto a chi ha famiglia.

"Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio 
l'essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini." (Fil 2,5-7a)

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