31 gennaio 2019

ritorno a casa

Purtroppo ieri ho fatto un ritorno a san Damiano per il funerale di un mio amico che la famiglia ha chiesto fossi io a presiedere. Così mi sono tuffato per un attimo nella fitta rete di relazioni di anni fa. Inutile dire che l'ho vissuto come un ritorno a casa, anche se la mia casa (non solo fisica) è altrove. Ma non c'è verso: la casa delle origini ha radici talmente profonde che niente spezza, a meno che non sia tu a farlo  brutalmente col rischio di far seccare la pianta. Altrimenti l'impressione è che sei "emigrato" solo da ieri se non fosse per i segni del tempo sulla faccia di chi conosci. Non c'è che dire: prima sono sandamianese, scout e poi prete. Certo che a pensare a quelli che se ne vanno dai loro paesi per venire in Europa fa tristezza: loro sono costretti a staccarsi dalle loro radici per mettersi nelle mani di giardinieri che andrebbe meglio facessero i macellai (con tutto rispetto dei macellai). Non basta la volontà di accogliere (che è già tanto rispetto a ciò che vedi in giro) ci vuole anche il giusto stile, la giusta classe, la giusta delicatezza.

"E' meglio vivere da povero sotto un tetto di tavole, che godere di cibi sontuosi in case altrui" (Sir 29,29)

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