28 febbraio 2019

Un modo di ricordare i morti in mare

La recinzione di Ceuta
Mi è venuto in mente di ricordare i migranti morti in mare (e non solo) come si ricordano i defunti nostri: facendo celebrare una messa per ciascuno di loro e aggiungendo al nome (come ogni tanto si sente dire dopo il nome di un defunto: "primo anniversario", ecc.) il motivo per cui è morto. Mi sono fatto mandare l'elenco dei nomi e l'esordio sarebbe forte: "Ibrahim Kella, ucciso il 6 febbraio 2014 dalla polizia spagnola e marocchina mentre cercava di oltrepassare la recinzione nell'enclave di Ceuta". In fondo anche se probabilmente è musulmano non per questo finirà dritto filato all'inferno...



"Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dramme d'argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio, agendo così in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della risurrezione. Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. " (2Mc 12,43-44)

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