12 aprile 2019

il dovere della comunicazione

Siamo una società della comunicazione, ma nella chiesa non sempre lo si sa. Anzi, lo si sa ma sembra come insegnare le equazioni a un bimbo di terza elementare. Ancora ieri durante un incontro ci si è lamentati del fatto che nonostante ciò che si fa molta gente continua  a propendere verso posizione di diffidenza verso gli stranieri e si contrappone l'idea di andare avanti con tenacia nelle nostre diverse testimonianze concrete di condivisione e di accoglienza. Sarebbe come dire che contro chi ti viene incontro con un elefante conviene puntare sul pugnale perchè con un po' di buona volontà riesci a buttarlo giù.
Saper comunicare  e puntare all'efficacia di ciò che si comunica (e non solo all'essere a posto in coscienza del fatto che io le cose le ho fatte sapere, ma se non interessano, mica posso obbligare...) diventa altrettanto importante che portare avanti le azioni pastorali. La comunicazione efficace non è strumento, non è affare di immagine, ma si innesta direttamente nella trasmissione del Vangelo: Gesù non ha solo testimoniato, ma ha comunicato, ha chiesto ai suoi di portare il Vangelo fino ai confini della terra. A noi non è richiesto solo di agire da cristiani, ma di comunicarlo e fare in modo che la gente si converta.

"Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato." (Mt 28,18b-20a)

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