03 aprile 2019

rivoluzione digitale: come resistere

Sto leggendo di Alessandro Baricco The Game, il libro in cui egli ripercorre le tappe della rivoluzione digitale dagli anni '70 in qua, senza perdersi nei dettagli, ma, come dice lui, marcando solo i rilievi principali e le frontiere superate. Una lettura appassionante che mi fa rivalutare lo scrittore così famoso,ma che ogni tanto mi dava l'idea di "finto". Di strada se ne è fatta parecchia e lui è bravo anche a far capire le ripercussioni antropologiche: cosa è cambiato nell'essere umano in seguito a tutto questo. Più vado avanti e più però mi dico: se Steve Jobs e altri simili sono stati sognatori rivoluzionari introducendo tutto questo, ora è rivoluzionario chi recupera quel che è stato lasciato indietro. Per esempio il gusto di fare le cose con calma, una alla volta, ascoltando molto e intervenendo poco, perdendo tempo, privilegiando la materialità del cartaceo, scegliendo con cura cosa fare e cosa tralasciare, evitando gli archivi  di tutto (tanto non tengono spazio)... Bello questo genere di rivoluzione. Ma non è che è involuzione, ritorno indietro e romanticismo da strapazzo?

"Signore, non si inorgoglisce il mio cuore
e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi,
superiori alle mie forze". (Sl 130,1
)

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