02 maggio 2019

lavoro che c'è e che non c'è

In questi giorni mi ha cercato il proprietario di un locale che cerca una ragazza per lavorare e non riesce a trovarne perchè molti vanno e non si fermano. Addirittura una appena assunta non si è neanche presentata al lavoro e non si faceva trovare... E' una solfa già sentita diverse volte e che sta insieme ad un'altra solfa: quelli che approfittano di tutto pur di mettersi in infortunio. Ieri pomeriggio mia cugina, che lavora in una struttura per anziani, mi faceva un paio di esempi da brivido. Quando ci rimpiange il lavoro che non c'è o la crisi economica, dovremmo mettere insieme tutte le cose, compreso il lavoro che c'è e non viene fatto. Il lavoro ha sempre avuto questa ambivalenza: da una parte luogo della dignità umana, dall'altra luogo della fatica e dello sfruttamento; da una parte luogo per crescere e per realizzarsi, dall'altra luogo da sfruttare nel proprio interesse.

All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato: «Non devi mangiarne»,
maledetto il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l'erba dei campi.
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane,
finché non ritornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere ritornerai!». (Gn 3,17-19)

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