08 marzo 2020

Senza la domenica non possiamo vivere

Qualche anno fa, durante l'anno straordinario dedicato all'Eucaristia, circolava la testimonianza dei martiri di Abitene durante la persecuzione di Diocleziano, sintetizzata dall'incipit "Senza la domenica non possiamo vivere". Ora che sono state sospese tutte le celebrazioni liturgiche fino al 3 aprile, possiamo dire alcune cose:
- non siamo sotto persecuzione e si comprende benissimo il senso del decreto legge di questa notte;
- ma evidentemente come chiesa senza la domenica (la messa domenicale) viviamo lo stesso, anche se non bene;
- la messa non è equiparabile non solo ad uno spettacolo ma neanche ad una preghiera qualunque e tanto meno ad una attività catechistica o formativa: giusto sospendere tutto, tranne le messe. Magari riducendole, celebrandole con tutte le attenzioni del caso;
- ci si riempie la bocca con il detto che l'Eucaristia è culmine e fonte di ogni sacramento, ma se basta mettere un cartello fuori "Non ci saranno messe fino al 3 aprile", evidentemente è come una riunione di condominio;
- c'è un messaggio che si manda ai cristiani semplicemente adeguandosi al decreto civile: il virus è talmente grave che non ci si può far niente. Invece è proprio in questi casi che la fede cresce, aiuta a reagire alla situazione e deve avere un luogo in cui esprimersi pubblicamente;
- bellissimi i social e la messa su You Tube, ma il radunarsi insieme è parte integrante della celebrazione e tutto il resto è un ripiego;
- la messa può solo essere sospesa in mancanza di sacerdoti che la celebrano e questo rende noi sacerdoti altamente responsabili: se tu ci sei, perchè non la celebri? L'obbedienza ad un decreto deve essere un minimo ragionata, perchè tra la legge e la pratica c'è ancora la coscienza.

 "Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (At 2,42)

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